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Cronaca

Senza controlli rischio epidemia aviaria: "Prevenzione su ristoranti cinesi"

L’appello dei consiglieri di Più Toscana Antonio Gambetta Vianna e Gian Luca Lazzeri: “Polli e anatre in arrivo dalla Cina soprattutto a Prato e Firenze”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di FirenzeToday

«Influenza aviaria? Raccogliamo l’allarme Fao sul rischio epidemia e chiediamo un coordinamento fra Asl e forze dell’ordine che protegga la Toscana a partire dall’accurata vigilanza sui ristoranti cinesi, primi nodi di collegamento col mercato avicolo orientale che secondo la Fao è uno dei grandi serbatoi del virus H5N1».

È l’appello del capogruppo di “Più Toscana” Antonio Gambetta Vianna e del consigliere regionale e membro della IV commissione “Sanità”, Gian Luca Lazzeri, che raccolgono l’avvertimento dell’organizzazione dell’Onu sulle politiche agricole e alimentari sul rischio di una nuova pandemia.  

«La prevenzione deve attuarsi prima di tutto al di fuori degli allevamenti. Nella città di Shenzen in Cina – spiega Lazzeri – a fine dicembre è stato riscontrato il primo caso di influenza aviaria dopo tre anni. Nonostante il momento di debolezza economica le istituzioni competenti devono tenere alta la guardia, specie per vigilare su mercati e attività di ristorazione in particolar modo quelle dedite alla cucina orientale che in Toscana superano il centinaio.

Si tratta di attività che spesso per l’acquisto di derrate avicole come polli e anatre  fanno riferimento proprio al mercato di Hong Kong dove solo due anni fa furono abbattuti 17.000 polli per scongiurare il contagio».

Nonostante i ferrei controlli su scala nazionale e locale ad esporre la Toscana ad un ipotetico rischio sarebbero le zone d’ombra del mercato alimentare cinese, incluso il sommerso, che trova l’epicentro in città come Prato e Firenze.

«Serve un’attenta profilassi  – commenta Gambetta Vianna – che consenta di evitare stragi come quella che a novembre del 2006 a Grosseto portò all’abbattimento di 10.000 polli germani di un allevamento infettato dal virus, con risvolti come il forte danno economico, l’effetto psicosi sui 140 allevamenti di dimensioni industriale presenti in Toscana ed il rischio di contagio per le persone».

«Prima di arrivare allo screening di ogni pollo – concludono i consiglieri – come si fece nel 2006 serve una stretta che impedisca alla leggerezza di pochi di mettere a rischio la salute e l’economia di molti».

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