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Cronaca

Sanità, gli infermieri del 118 contro Asl e Regione: “Manca personale, impossibile garantire i servizi ai cittadini”

Ennesimo grido d'allarme dei sindacati, che annunciano lo stato di agitazione: “Stop agli straordinari, così non possiamo andare avanti”

A leggere le classifiche e ad ascoltare le dichiarazioni ufficiali dei rappresentanti della Regione, la sanità toscana sembra spesso un fiore all'occhiello. I problemi però, a sentire chi la sanità la rende possibile, a partire da medici e infermieri, non mancano. Tutt'altro.

Se è nota, tra i vari gravi problemi esistenti, la ormai strutturale mancanza di medici nei principali reparti di pronto soccorso di Firenze e della Toscana, forse ai più era finora meno conosciuta la situazione del personale infermieristico che lavora per il 118, nel settore dell'emergenza insomma. Infermieri che ora lanciano l'ennesimo grido d'allarme, rivolti all'Asl e alla Regione.

“Da più di dieci anni il settore dell'emergenza è sotto dotato di personale infermieristico. L'imminente riorganizzazione annunciata dall'assessore Bezzini (che prevede tra le altre cose la diminuzione dei medici a bordo delle ambulanze, con un ruolo dunque sempre più di primo piano per gli infermieri, ndr) aumenterà ulteriormente i carichi di lavoro”, spiega Simone Baldacci, della Fp Cgil.

I sindacati, compatti, Cgil, Cisl, Uil, Cobas e Nursind, annunciano quindi uno 'stato di agitazione' a partire dal prossimo lunedì 11 luglio, spiegando che con il personale attuale, senza una mole impressionante di straordinari, “diventa impossibile garantire i servizi dell'emergenza ai cittadini”.

“Da quel giorno - chiarisce Lorenzo Brunetti, coordinatore regionale della Cisl funzione pubblica -, smetteremo di effettuare turni straordinari, che finora hanno consentito di coprire la costante mancanza di personale”.

Secondo i sindacati nell'area dell'Ausl Toscana Centro servirebbero almeno 60 assunzioni immediate (solo per il settore del 118). “Lo chiediamo per la sicurezza dei cittadini”, precisa Baldacci. Per poter offrire, in sostanza, un servizio pubblico di qualità.

“Contemporaneamente - prosegue l'esponente Cgil -, chiediamo una maggiore formazione del personale, per permettere ai lavoratori di operare con la massima sicurezza nei territori più dispersi dell'area vasta”.

Dall'11 luglio, secondo il sindacalista, addirittura “rischiano la chiusura quattro punti di emergenza territoriale tra il Chianti fiorentino, Montemurlo e il Pistoiese, perché sono punti che teniamo aperti con il lavoro straordinario. Il lavoro 'istituzionale' (quello da contratto in sostanza, ndr) permette di tenere aperti solo tre quarti dei punti di emergenza, ma un quarto di essi rimane aperto solo grazie all'attività aggiuntiva extracontrattuale che fanno questi lavoratori”.

Ieri l'Ausl Toscana Centro, tirata in ballo, ha replicato seccamente con una nota. “Apprendiamo con stupore dell'iniziativa di protesta del personale infermieristico del 118. Iniziativa inspiegabile alla luce delle aperture e del confronto tra sindacati e Azienda e delle azioni che quest’ultima ha posto in essere”, si leggeva nella nota. Ausl che nella medesima nota asseriva come “nello scorso mese di aprile sono state autorizzate assunzioni per 24 unità di infermiere” e che “oltre a questi 24 infermieri la Regione Toscana ha autorizzato l’assunzione di ulteriori 24 unità che andranno a sostenere il piano di adeguamento della rete di emergenza territoriale”.

I sindacati però raccontano un'altra storia. “Le 24 assunzioni di cui parla l'Azienda? Non sono nuove assunzioni, si tratta solo di personale spostato di reparto con procedure di mobilità interna, ma così si creano 'buchi' di personale in altri reparti”, secondo le parole di Lorenzo Sgherri, della Rsu dei Cobas.

L'Ausl nella stessa nota assicurava poi di aver “espletato la formazione prevista a tutto il personale infermieristico operante nel sistema 118”, e, dal punto di vista economico, sottolineava che “ogni possibile indennità prevista dal contratto è stata riconosciuta a questi operatori e le ore svolte extra-orario di lavoro sono remunerate con la quota economica maggiorata prevista per la produttività aggiuntiva”. Ma i sindacati ribattono proprio su questo: “Basta andare avanti con i nostri straordinari, è necessario maggiore personale”.

Tra i sindacati da una parte e Azienda (e Regione) dall'altra siamo dunque al muro contro muro, tanto che l'Ausl si è detta “costretta, qualora la posizione dovesse rimanere nei termini dichiarati, a procedere con ogni strumento giuridicamente adeguato a garantire la continuità dei servizi e la sicurezza dei cittadini, non escludendo il ricorso alla precettazione”.

“E' assurdo, ci precettano non perché facciamo sciopero, ma semplicemente perché chiediamo di lavorare le ore che dovremmo lavorare per contratto, senza straordinari”, replica Roberto Rossi della Cisl. “Per senso di responsabilità lo stato di agitazione partirà solo l'11 luglio, tra dieci giorni. C'è tempo per aprire una trattativa. Regione e Azienda si siedano al tavolo con noi per trovare soluzioni condivise”, chiede infine Lapo Minniti della Uil. Le posizioni, per ora, restano a distanza siderale le une dalle altre. Nel mezzo c'è un servizio pubblico da offrire ai cittadini.

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