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Cronaca Via Forlanini

Imam Izzedin Elzir: "Io non sono Charlie, ma combatto per la vita"

"Je suis Charlie" il titolo dell'incontro organizzato a Novoli per commemorare le vittime dell'attentato di Parigi

“Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (art 21 della Costituzione): questo il sottotitolo dell’incontro di oggi pomeriggio, promosso da UniCoop Firenze, per commemorare le vittime dell’attentato a Parigi.

Ospiti importanti quelli che hanno partecipato al dibattito svoltosi nel centro commerciale di San Donato. Personalità che rappresentano quattro tra i maggiori ideali religiosi nel mondo che hanno contestato quanto avvenuto al settimanale francese Charlie Hebdo.

Izzedin Elzir, Imam di Firenze, Joseph Levi, rabbino capo della comunità ebraica, monsignor Andrea Bellandi, vicario generale dell’Arcidiocesi di Firenze e Sergio Staino famoso vignettista italiano, ma anche presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici.

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E’ stato denunciato sia l’atto di terrorismo in quanto tale, sia la paura di una possibile ritorsione europea verso l’Islam. Come ha affermato l’Imam “i terroristi vogliono creare una barriera tra chi è musulmano e chi non lo è, questo è il loro scopo. Il terrorismo ha colpito e colpisce dove c’è dialogo perché essi si chiudono in un ghetto mentale di loro creazione, per questo hanno scelto la redazione di Charlie Hebdo”.

Fortemente, l’Imam Izzedin Elzir, ha sottolineato che queste persone hanno agito contro l’Islam e la sua tradizione religiosa, non con loro o per loro.

“Io non sono Charlie Hebdo - con queste parole Izzedin Elzir ha concluso il suo intervento - , io non sono d’accordo con quello che pubblicano e con la loro satira, ma io sono ogni vita umana che è stata persa. Non condivido quello che dicono, ma sono pronto a lottare per le loro vite”.

Se c’è paura non c’è libertà e proprio quando la paura è il sentimento che anima i popoli questi dovrebbero unirsi per un ideale più alto, comune e che se perseguito con coraggio potrebbe portare ad un mondo più coeso e che sa vivere insieme: la giustizia. Questo è l’auspicio di tutte e tre le rappresentanze religiose. Solo attraverso il dialogo si sconfigge la paura.

Il rabbino Joseph Levi ha posto l’accento su una questione che tocca in primis i media, ma in generale tutte le persone: “Se vogliamo creare un futuro, dobbiamo saper ascoltare. A nessuno deve essere vietata la libertà, in nessuna delle sue forme, ma invito tutti a riflettere se sia sempre giusto usare la provocazione come mezzo di comunicazione. Dovremmo imparare ad essere più attenti a quali sono le esigenze dell’altro e a quali siano i modi più adatti per venirsi incontro”.

Dure le parole che Staino ha riservato per l’attentato di Parigi, ma tutta la severità del caso è andata scemando quando ha iniziato a ricordare il suo collega e amico Georges Wolinski, uno dei più grandi e famosi disegnatori d’Europa che ha perso la vita lo scorso 7 gennaio.

Lo ricorda come un maestro, una guida, ma anche come un uomo buono e timido che durante una cena a Roma, dopo le riprese del film “Non chiarmi Omar” che vedeva Staino alla regia, non riuscì quasi a parlare per “colpa” della presenza di Stefania Sandrelli, che aveva visto solo qualche giorno prima nel film “La chiave” dove la passione amorosa e la bellezza della donna la fanno da padroni.

Con quel ricordo Staino ha voluto sottolineare che ad essere morti non sono solo dei vignettisti, dei lavoratori, ma soprattutto degli esseri umani. Staino poi ha anche regalato una vignetta disegnata sulla tovaglia del tavolo: un lupo che dice ad un agnello "Ho saputo che hai offeso il mio Dio".

Questi attentati sono il “frutto della cultura dello scarto - ha sottolineato il monsignor Andrea Bellandi, ricordando le parole di Papa Francesco - sia umano che di Dio. Sono la contraffazione della vera religione”.

“Dire no alla paura per combattere insieme - ha concluso il monsignor Bellandi - , per denunciare quanto avviene, non solo in Francia, ma anche in Siria, Iraq, Nigeria e tutte in quelle parti del mondo dove è in corso una guerra”.

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