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Cronaca Signa / Via Amedeo Avogadro

Tragedia a Sesto Fiorentino: "Migrante morto per salvare i documenti dall'incendio"

Altre due persone sono rimaste ferite. Allestite delle tende per accogliere i migranti

E' morto il cittadino somalo di 44 anni rimasto ferito nell'incendio che ieri sera si è sviluppato all'interno di un capannone-dormitorio occupato da numerosi migranti a Sesto Fiorentino, nella zona dell'Osmannoro. Il rogo è scoppiato poco prima delle 22 nell'ex Aiazzone, una fabbrica abbandonata di mobili. Nel capannone vivevano circa ottanta migranti. Sul posto sono intervenuti carabinieri, polizia, vigili del fuoco e sanitari del 118.

Il somalo è apparso subito grave, per l'intossicazione dovuta al fumo. I medici hanno provato a rianimarlo, poi lo hanno trasportato nell'ospedale di Careggi, dove poco dopo è morto. Altre due persone sono state soccorse per intossicazione, nessuna è in gravi condizioni. Gli altri migranti sono riusciti a mettersi in salvo. Ancora da chiarire le cause dell'incendio, che appaiono comunque accidentali, probabilmente dovute a un braciere o a un fornellino per riscaldarsi dal quale è partito l'incendio. La procura ha disposto il sequestro del capannone. 

Sul posto anche il sindaco Lorenzo Falchi. Il primo cittadino, dopo aver fatto allestire delle tende per i rimasti senza alloggio, ha contattato prefetto e comuni per trovare una sistemazione ai migranti.  "Siamo addolorati per la morte dell'immigrato avvenuta per effetto dell'incendio del capannone all'Osmannoro" dichiara Angelo Bassi, consigliere delegato della Protezione civile della Città Metropolitana di Firenze. "Tutti ci siamo adoperati per trovare una sistemazione agli stranieri coinvolti, mettendoci a disposizione del Comune di Sesto che ha gestito con attenzione e scrupolo tutti i passaggi. La Protezione civile della Metrocittà di Firenze era stata allertata per allestire un pronto soccorso da campo con le nostre squadre. Intervenuti lì, sono emerse altre priorità e abbiamo distribuito ottanta coperte a quanti erano scappati dall'incendio".

Sul posto anche gli esponenti del Movimento Lotta per la casa: "Alì Moussa, rifugiato politico somalo, è morto durante l'incendio dell'ex-Aiazzone. Si era salvato dalle fiamme che hanno distrutto la struttura, ma poi ha deciso di rientrare dentro. Non era pazzo. E' rientrato perchè voleva portare in salvo i suoi documenti. Quei pezzi di carta a cui la vita di ogni migrante è appesa. Pezzi di carta da sudare per ottenere il proprio diritto ad esistere qui in Italia". Molti dei migranti, precisa ancora il movimento, erano stati sgomberati da via Slapater.  "Alì Moussa è stato ucciso da uno Stato – quello dell'art.5 e degli sgomberi - che ha deciso di fare la guerra a chi è costretto ad occupare invece di fare quello che dovrebbe: garantire una casa e una vita dignitosa a tutti".

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