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Cronaca Greve in Chianti

Greve in Chianti: no al termovalorizzatore, sì alle rinnovabili | FOTO

Al posto dell'amianto ora sul tetto dell'edificio comunale che ospita la polizia municipale c'è un impianto fotovoltaico. Un modo per produrre energia alternativo all'inceneritore

Greve in Chianti sceglie l’energia rinnovabile. E la salute. E’ nota la netta contrarietà del sindaco Alberto Bencistà al termovalorizzatore, che dovrebbe sorgere, secondo il piano interprovinciale dei rifiuti per l’Ato Toscana Centro, nell’area di Testi, a pochi chilometri dal comune chiantigiano. Il Comune di Greve non è nuovo a manifestazioni ed approvazioni di atti politici contrari all’inceneritore. Accanto a ciò, imbocca la strada delle energie rinnovabili: in gennaio è stato inaugurato un impianto fotovoltaico che genererà, grazie ai 415 pannelli installati, 114mila kwh all’anno, sufficienti a coprire quasi integralmente i consumi di palazzo comunale, Palazzo della Torre, Palazzo del Fiorino, magazzino comunale e scuola media. Non solo. Il tetto è stato bonificato, perché era coperto da 900 metri quadri di amianto. Dunque una soluzione con un doppio risvolto positivo: bonifica dall’amianto ed energia dal sole.

“L’investimento totale è stato di 330mila euro, compresa la rimozione dell’amianto”, spiega Simone Coccia, dell’ufficio Ambiente. Ma il Comune non ha speso un soldo: “L’intero costo è a carico della società Toscana Energia Green, che gestirà l’impianto per 19 anni e sei mesi e percepirà i proventi derivanti dal contributo del conto energia e di parte dell’energia elettrica prodotta”.

Gli impianti fotovoltaici di Greve

E’, in piccolo, un esempio calzante di alternativa al piano interprovinciale dei rifiuti, che prevede, tra l’altro, di produrre energia con i termovalorizzatori-inceneritori: ne sono previsti ben 3 in un’area molto ravvicinata (oltre a quello di Testi, quelli di Case Passerini e Selvapiana). Una scelta che potrebbe rivelarsi dannosa per la
salute (comitati ed esperti denunciano la grave nocività delle particelle emesse da tali impianti) e forse antieconomica: “Realizzare i termovalorizzatori costa decine e decine di milioni di euro – commentano al Comune di Greve -. E una volta costruiti hanno bisogno di essere costantemente riforniti di rifiuti da bruciare per produrre energia”.

In un momento in cui l’Europa ci chiede di differenziare almeno il 65% della raccolta e di riflettere su politiche che riducano la produzione di rifiuti prodotta (non solo la parte indifferenziata ma l’ammontare totale), potrebbe capitare una situazione futura paradossale in cui ci sia invece un incentivo a produrre rifiuti per alimentare
gli inceneritori, che in caso contrario probabilmente non sarebbero più in grado di produrre energia (e si rivelerebbero, dunque, soldi buttati).

L’inceneritore di Testi dovrebbe sorgere accanto al monumentale cementificio, proprio nell’area dove negli anni ’80 già fu eretto un gassificatore. “Che avrebbe dovuto produrre energia dal gas sprigionato dal trattamento dei rifiuti - spiegano dagli uffici all’ambiente -. Ma andò molto presto in disuso”.

Col risultato dell’ennesima cattedrale nel deserto italiana. E il timore dei grevigiani, oltre ai danni d’immagine, ambientali e alla salute, è che con l’inceneritore si possa avere un bis.

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