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Cronaca

Immigrazione, permessi di soggiorno falsi: 15 arresti e oltre 100 perquisizioni / VIDEO

Operazione della guardia di finanza con 400 uomini: in manette professionisti italiani e cinesi

Si è conclusa oggi con l’impiego di 400 militari una vasta operazione condotta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Prato, che ha portato all’arresto di 15 persone (3 in carcere e 12 agli arresti domiciliari) nonché alla notifica di 19 misure cautelari dell’obbligo di dimora ed alla denuncia di 49 persone a piede libero. In totale sono 83 le persone indagate, nei cui confronti delle quali sono state eseguite 111 perquisizioni, fra locali e domiciliari. Sono questi i numeri dell'indagine, denominata “Colletti bianchi”, condotta su delega dei sostituti procuratori della Repubblica Antonio Sangermano e Lorenzo Gestri, nei confronti dei titolari e dipendenti di due studi di consulenza: lo studio Robbi (commercialista) e lo studio Rosini (ragioniere). Entrambi consulenti del lavoro con sede a Prato ma anche a Verona e Mantova il primo, ed a Prato e Pistoia il secondo. 

Pesanti le accuse formulate nei loro confronti: associazione per delinquere, truffa aggravata all’Inps, induzione alla falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, violazione alla normativa sul rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno, oltre alle violazioni della normativa in materia di immigrazione clandestina. 

Più nello specifico, i titolari ed alcuni dipendenti dei 2 studi professionali, alcuni dei quali di origine cinese, avvalendosi ciascuno della propria struttura organizzativa di consulenza, avrebbero posto in essere una attività di favoreggiamento alla permanenza, in condizioni di illegalità, di un elevatissimo numero di cittadini extracomunitari, soprattutto cinesi, sul territorio nazionale. Dietro laute parcelle, anche queste non fatturate, titolari e collaboratori dei 2 studi professionali avrebbero fornito una “consulenza illegale”, basata sulla produzione di falsa documentazione: buste paga, bilanci, assunzioni e certificati falsi, sostituzione di persona. Tutto era consentito pur di ottenere un rinnovo del permesso di soggiorno. 

Il comportamento più frequentemente riscontrato nel corso delle indagini sarebbe stato quello relativo alle finte assunzioni e alla correlata emissione delle relative false buste paga, legittimanti il requisito del sostentamento economico, necessario per il rilascio del rinnovo del permesso di soggiorno. Le assunzioni, che risultavano regolari (anche a seguito delle comunicazioni previste al Centro per l’Impiego e poi alla Questura) venivano tuttavia eseguite al solo scopo, e per il tempo necessario e sufficiente, ad emettere le buste paga in prossimità delle date di scadenza dei permessi di soggiorno, dietro pagamento di un corrispettivo da parte del “presunto dipendente”.

Una volta ottenuto lo scopo, e cioè il rilascio del rinnovo del permesso di soggiorno, piuttosto che la carta di soggiorno o il ricongiungimento familiare, l’operaio cinese veniva, il più delle volte, formalmente licenziato, rimanendo comunque a lavorare, generalmente “in nero”.  

Un plauso alla Guardia di Finanza è arrivato dal presidente della Regione Enrico Rossi. "Il 1° dicembre del 2013, giorno del tragico rogo della Teresa Moda a Prato, in cui sette operai cinesi (cinque uomini e due donne) morirono nel rogo della fabbrica dove lavoravano e vivevano, è stato lo spartiacque. Da allora l'impegno istituzionale si è rafforzato. Non devono esistere zone franche, i diritti dei lavoratori sono al centro della nostra politica - ha detto Rossi -. Plaudo a Procura e Guardia di Finanza, che lavorano per far emergere un'economia illegale che l'Irpet stima aggirarsi intorno al miliardo di euro l'anno".

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