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Cronaca

Omicidio Idy Diene, l'avvocato del killer: “Non scrivete 'razzista' sulla targa”

Sibilla Fiori, legale di Pirrone: “Per la precedente targa ho già fatto denuncia contro ignoti”

“Non scrivete 'razzista' sulla prossima targa”. A chiederlo è Sibilla Fiori, avvocato di Roberto Pirrone, il pensionato fiorentino 65enne che il 5 marzo 2018 sul ponte Vespucci ha ucciso l'ambulante senegalese Idy Diene con cinque colpi di pistola.

“E' un messaggio falso - rivendica Fiori al telefono -, che rischia di aumentare un clima difficile. Pirrone è un assassino, ok, punto. E' tremendo quello che ha fatto, gravissimo. Ma non è razzista, non l'ha ucciso perché nero. Lo ha stabilito il perito, la perizia psichiatrica, le sentenze. E la Procura in primo grado non ha contestato l'esclusione del movente razziale”.

Domani pomeriggio alle 15, sabato, per l'appunto, tempo permettendo, sul ponte Vespucci ci sarà un presidio contro il razzismo indetto dalla comunità senegalese. Perché nello scorso week end la targa che ricordava Idy è stata sfregiata ed interamente coperta di nero.

Sfregio alla targa che ricorda Idy / FOTO

“Mettiamo una targa, sono favorevole. Voglio che si sappia, è il minimo che si possa fare”, concorda Fiori, che però non vuole assolutamente che si parli di razzismo. “Non lo dico io, ma una sentenza. Ho già depositato una denuncia contro ignoti per il vecchio cartello che diceva 'ucciso da mano razzista”, aggiunge il legale, sottolineando che sentenze di primo e secondo grado hanno escluso il movente razziale.

Pirrone in appello è stato condannato a 30 anni, con l'aggravante dei futili motivi. Quel 5 marzo, poco dopo le 11 del mattino, percorse oltre un chilometro per andare da casa al ponte. Ed è lì che uccise Diene.

Non si sa se domani i manifestanti metteranno un altro cartello. Di sicuro in futuro sul ponte una nuova targa arriverà. Il consiglio comunale ha approvato una mozione per chiedere al sindaco di porla. Ma il riferimento al razzismo ci sarà? “Non può esserci, significherebbe non tenere conto di quello che dice la magistratura”, conclude Fiori. Vedremo cosa deciderà il Comune.

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Di sicuro per la comunità senegalese, che ha già visto morire Diop Mor e Samb Modou nel 2011, ammazzati in piazza Dalmazia dall'estremista di destra Gianluca Casseri, è una ferita ancora aperta. Come il dolore di Rokhaya.

"Ho paura ad uscire di casa", ha dichiarato la donna nei giorni scorsi a Repubblica. Si era risposata con Diene dopo essere già rimasta vedova, perché in precedenza sposata proprio con Samb Modou. Anche lui ucciso a colpi di pistola.

La sentenza d'appello: 30 anni a Pirrone

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