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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

La onlus che rimette in moto le persone con disabilità. L'appello: "Vogliamo portare la mototerapia a Firenze"

STORIE DI VOLONTÀ - Di.Di Diversamente Disabili è una onlus che permette alle persone diversamente abili di tornare in sella. Dal 2013 sono 400 le persone che hanno ottenuto la patente A speciale

“Quando organizziamo un evento dobbiamo dividere la forza lavoro in base a quello che c’è da fare: chi ha le braccia buone da una parte e chi ha le gambe da un’altra. Quando è periodo dei corsi in pista abbiamo bisogno di molti normodotati, perché noi da soli non potremmo mai riuscire a mettere un paraplegico sulla moto. Ma siamo noi a dargli la possibilità di tornare a guidare una due ruote”. Il pilota motociclistico Emiliano Malagoli è il presidente e fondatore, insieme a Chiara Valentini, della onlus Di.Di Diversamente Abili e parla della disabilità con così grande autoironia e consapevolezza che è impossibile non ridere con lui quando parla di “braccia e gambe buone”.

“Tutto è nato al Mugello - racconta Malagoli -. Io e Chiara, che adesso è la mia compagna, ci siamo conosciuti in pista in una gara all’Autodromo nel 2012 e poi insieme abbiamo fondato l’associazione. Al Mugello, poi, c’è stata la prima gara internazionale nel 2014 con piloti diversamente abili che sono arrivati da tutto il mondo: Spagna, Belgio, Austria, Australia, Francia, Spagna, Nuova Zelanda. Fu una prima grandissima emozione”.

Dal 2013 con Di.Di. porta, e riporta, in sella bambini, ragazzi e adulti con una disabilità. E se a dirlo, e scriverlo, sembra molto facile in concreto è un lavoro quotidiano molto complesso e di grande responsabilità che però regala, come afferma con orgoglio Malagoli, “emozioni uniche”. La onlus organizza sedute di mototerapia negli ospedali e per le persone con disabilità cognitive, va nelle scuole per sensibilizzare sul tema della sicurezza stradale e ovviamente supporta in tutto chi decide di rimettersi in sella.

Emiliano nel 2011, quando aveva 40 anni, per colpa di un incidente stradale ha perso una gamba e l’altra era seriamente compromessa. “Dopo l’incidente volevo tornare a correre. Nei giorni in cui ero ricoverato in ospedale era il mio unico pensiero e così mi misi a cercare notizie su come poterlo fare, ma trovai solo il buio più totale - spiega il pilota -. E non solo a livello italiano, ma anche in Europa e in tutto il mondo”. Così ha deciso di colmare quel vuoto mettendosi a studiare, a progettare “le protesi con un ortopedico di Lucca che mi permettessero di guidare la moto, che ho ricomprato e che poi ho modificato”.

Questa totale inesistenza di informazioni burocratiche e pratiche lo ha portato all’illuminazione che gli ha cambiato la vita. “Ma è possibile che interessi solo a me?” si è domandato più di 10 anni fa e la risposta gli è letteralmente piombata addosso. No, Emiliano non era l’unico che voleva tornare a correre, come dimostrano le 400 persone che si sono affidate a lui, a Chiara (pilota motociclista e tecnico Federmoto) e all’associazione per tornare a guidare in questo decennio.

Perché nessuno prima di loro ci aveva pensato? La risposta per Emiliano è semplice quanto sbagliata: “Non viene data la possibilità perché si pensa che il disabile non riesca fare determinate cose, invece non è così. Se non lo metti in condizione di fare, non potrà mai sapere se è in grado o meno. Nel nostro caso poi si tratta di una passione costosa e quindi o hai un amore immenso, come ce l’avevo io, e investi molti soldi oppure lasci”. Ma oggi grazie a Di.Di, e ai suoi circa 200 volontari tutti con una disabilità (e che sono coinvolti nell'organizzazione di eventi e corsi), molto è cambiato.

Tutto è partito con il suo investimento autonomo: “Tutto quello che ho preso dall’assicurazione l’ho investito qui e ho capito che realizzare i nostri sogni è bello, ma realizzare quelli degli altri è un’emozione unica”. Poi sono subentrati sponsor e partner importanti come Bmw Motorrad e Bridgestone.

Malagoli, lucchese di nascita ma che da qualche anno vive a Roma, oltre ad essere un pilota e campione europeo paralimpico (il titolo lo ha vinto a ottobre di quest'anno in Spagna), ha partecipato a due maratone: nel 2019 è stato il primo italiano a correre la maratona di New York con una protesi all’arto inferiore, esperienza dalla quale è nato il docufilm 50.000 Passi, e poi lo scorso 25 settembre ha preso parte alla Bmw Berlin Marathon. La sua esperienza è di particolare ispirazione, inoltre Emiliano sa bene come affrontare, con chi si trova a vivere un’esperienza simile alla sua, il tema della disabilità. “Io spesso dico che la vita è fatta per il 10 % da quello che ci accade e per il 90% da come lo affrontiamo. Essere felici è la parte più bella della vita e se non siamo noi a cercarla, la felicità, nessuno lo farà al posto nostro. Ok, ci è successa una cosa non bella, ma l’importante è darle un significato. Io l’ho fatto e ho scoperto il mondo della disabilità e ne sono felice”.

Di.Di Diversamenti Disabili, l'associazione di Emiliano Malagoli e Chiara Valentini

L'appello agli ospedali per portare nei reparti la moto-terapia

Oltre al conseguimento delle patenti speciali, di cui parleremo in seguito, l’associazione è attiva su molteplici fronti: dalla mototerapia all'organizzazione di corsi per bambini, anche normodotati, alle lezioni sulla sicurezza stradale nelle scuole. 

Emiliano Malagoli e Chiara Valentini hanno un desiderio. I due tramite FirenzeToday vogliono lanciare un appello al Meyer, ma non solo, per portare la loro mototerapia dentro gli ospedali. “Andiamo già al Gemelli di Roma, nel reparto di oncologia pediatrica, e portiamo tra i corridoi dell’ospedale le minimoto elettriche, che sono a zero emissione, e così possiamo vedere la gioia negli occhi dei bambini che per una volta non aspettano la terapia ma di salire su una due ruote”.

La medesima cosa viene fatta nelle piazze, anche con moto non elettriche, per le persone con disabilità cognitive o con disabilità fisiche gravi che gli impediscono di poter guidare. “Questi sono servizi gratuiti che offriamo e ci piacerebbe molto arrivare a più bambini e a più persone possibili. È un’esperienza unica per noi e per chi la riceve”.

La loro professionalità è così apprezzata che anche alcuni genitori di "bambini normodotati decidono di iscriverli da noi per imparare - racconta Emiliano - perché così possono vivere anche l’inclusione in quanto frequentano i corsi con i ragazzini con disabilità”.

“È indescrivibile l’emozione che proviamo quando gli apriamo il casco e li guardiamo in volto, spesso piangono e con loro piangono i genitori, gli accompagnatori. Ma non piangono solo i più piccoli anche gli adulti, perché sono riusciti, magari dopo anni, a tornare sulla moto. Sono tornati a fare o hanno fatto per la prima volta qualcosa che non pensavano avrebbero mai fatto”.

“Quando dai autostima a chi ne ha persa tanta, tantissima, è come infondergli vita. Quando tornano a casa iniziano affrontano le difficoltà quotidiane con uno spirito diverso: l’irrealizzabile diventa realizzabile”, poi Malagoli ricorda quando tre anni fa la madre di un 22enne lo abbracciò e lo ringraziò perché gli aveva ridato suo figlio. “Questi momenti danno un significato alla vita” ha commentato il pilota.

Sia adulti che bambini quando arrivano al momento della salita sulla moto sono “molto tesi, ma noi sappiamo come comportarci, sappiamo cosa dire, perché quello che stanno vivendo loro lo abbiamo vissuto prima noi. Un normodotato non potrà mai insegnare a guidare a una persona diversamente abile, perché non può capire le sue difficoltà e quando l’allievo vede che il maestro ha la sua stessa problematica, o magari è su una sedia a rotelle, istintivamente dice ‘se lo può fare lui, posso farcela anch’io”.

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Le persone paraplegiche che tornano sulla moto

Grazie a Di.Di. anche una persona paraplegica può salire su una moto. Per loro è stata studiata una moto particolare perché come spiega Emiliano “devono ritrovare l’equilibrio”.

“Per far salire un paraplegico, e prima per vestirlo, sono necessarie quattro persone: per noi quindi è fondamentale il supporto dei normodotati, da soli non potremmo riuscirci. Sono molti i paraplegici che partecipano quando apriamo le iscrizioni e infatti le moto studiate per loro sono sempre le prime che registrano il tutto esaurito”.

Le loro moto hanno tutti i comandi al manubrio e un doppio sistema di rotelle elettroniche: un paio “tipo quelle delle bici”e un altro più grande. “Le ruote viaggiano tutte e quattro a terra quando il paraplegico deve imparare a guidare e a riprendere l’equilibrio: i piloti all’inizio partono con la coppia di ruote ‘grandi’ che toccano a terra, poi rimane solo il kit di rotine piccole; quando poi curva, se perde l’equilibrio, ha i rotelloni che lo proteggono”. I rotelloni quando avrà ripreso al 100% l’equilibrio vengono tolti e la moto rimane con le “rotine” che gli serviranno solo per partire e fermarsi. Questa tecnologia, studiata con Handytech (azienda specializzata nella realizzazione di soluzioni di guida per le persone con difficoltà motorie), è stata progettata da zero da loro.

Un altro sogno di Malagoli è quello che prima o poi ogni stato abbia una realtà come Di.Di., qualcosa si sta già muovendo: “Un ragazzo francese ha partecipato ad uno dei nostri eventi agonistici e dopo ha deciso di importarla in Francia, ma solo per quanto riguarda la componente agonistica. In Spagna ne sta nascendo una in questi mesi. Ma al momento nessuno ha un’offerta ampia quanto Di.Di.”. Non a caso l’associazione sta collaborando anche con la federazione europea per creare delle linee guida. Prima di loro non esisteva neanche il motociclismo paralimpico e adesso invece viene organizzata ogni anno la European Handy Bridgestone Cup che quest’anno, a ottobre, è stata vinta proprio da Malagoli.

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Le patenti AS e la scuola guida

Per ottenere la patente speciale, AS, due questioni vanno affrontate: quella economica e quella burocratica. L'associazione oltre a seguire gli step legati all'ottenere il foglio rosa mette a disposizione le proprie moto e organizza corsi di guida con insegnanti che hanno le stesse disabilità dell’allievo. Ad oggi sono state 400 le persone, di queste solo 40 quest'anno, che hanno ottenuto la patente.

“In tante commissioni mediche italiane c’è molta ignoranza a riguardo - spiega Malagoli -. Molti ragazzi si sentono dire che senza una gamba o senza un braccio non possono riprendere la patente e ciò è assurdo visto che il codice della strada lo permette, vigono regole e leggi che lo regolano. Io quindi preparo i ragazzi, dando loro la documentazione necessaria, a far valere i propri diritti durante la visita in commissione medica e sulle certificazioni delle protesi”. E se quindi da una parte, con il nullaosta della commissione, si può procedere allo step dopo - ovvero l’esame vero e proprio - è qui che si crea un nuovo cortocircuito.

Le scuole guida non hanno le moto adatte a chi è diversamente abile, “i mezzi di cui necessitano queste persone oltre a dover essere omologate per la strada (operazione che ha un costo 4 volte superiore rispetto all’apportare modifiche su una moto da corsa alla quale non serve l’omologazione, ndr), deve avere le specifiche caratteristiche che a quella persona servono in base alla sua disabilità”. “A chi manca il braccio destro, a chi quello sinistro, a chi la gamba sinistra e via dicendo. Le scuole guida quindi non investono in questo tipo di mezzi, perché per loro non è conveniente” e così si crea la falla. E questa mancanza, legata esclusivamente ad un fattore economico, porta alla rinuncia di molti sia nuovi potenziali, che ex, motociclisti. Ma qui ecco che entra in pista Di.Di.: l’associazione fornisce le moto adatte e offre così la possibilità a chi vuole riprendersi la patente, che cambia nome e si chiama patente A speciale.

“Senza di noi un diversamente abile che volesse tornare sulla due ruote dovrebbe spendere migliaia di euro per acquistare un mezzo, adattarlo e omologarlo alle proprie esigenze solo per presentarsi all’esame, senza sapere se riuscirà a prendere la patente. Inoltre la scelta del mezzo è comunque limitata - aggiunge Malagoli -. Perché se sei, ad esempio, un appassionato di Harley Davidson o di super sportive con queste non puoi presentarti all’esame perché non sono adatte a superare le prove di slalom ed inversione. Quindi avrebbe prima dovuto comprare, e omologare - lo ripeto - una moto per l’esame e poi dopo aver investito molto denaro si sarebbe ritrovato in possesso di qualcosa che non gli piaceva”.

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Al momento l’associazione dispone di quattro moto: due con il cambio meccanico multiadattate, grazie agli adattamenti Handytech. Queste due moto coprono tre disabilità per chi vuole il cambio meccanico: disabilità al braccio sinistro con tutti i comandi spostati a destra, gamba destra con freno posteriore a pollici e gamba sinistra con la pulsantiera del cambio da utilizzare con la mano sinistra. “Oltre a queste abbiamo due Aprilia Mana con cambio automatico e sequenziale, una con tutti i comandi a destra per chi ha disabilità al braccio sinistro o gamba sinistra, ed una con tutto a sinistra per chi ha una disabilità al braccio destro”.

La onlus collabora con la scuola guida di Pontedera “Autoscuola Gerardo”, “sono persone oneste, di cui mi fido e che sanno come lavoriamo, quindi se una persona può spostarsi io gli apro la pratica in Toscana - spiega Emiliano - e poi effettuiamo il corso e poi l’esame. Se invece la persona non può spostarsi sono io che vado da lei con il mezzo adatto per la disabilità della persona interessata”. Oltre alle moto mettono a disposizione anche guanti, casco e giubbotto.

Per maggiori informazioni
www.paralympicriders.it - www.diversamentedisabili.it
Facebook: www.facebook.com/DiversamenteDisabili/
E-mail: diversamentedisabili@gmail.com

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