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Cronaca

Stop ai licenziamenti Gkn, Calosi (Fiom): “Grande vittoria di lavoratori e sindacato, ora la politica faccia la propria parte”

Il segretario fiorentino della Fiom Cgil esulta e parla chiaro: “Per togliere l'articolo 18 dallo Statuto dei Lavoratori ci misero 24 ore, facciano lo stesso per impedire i licenziamenti”

“E' una grande vittoria dei lavoratori e del sindacato ed ora è il momento di festeggiare. Ma dopo l'esultanza, come un goal in una gara importante, sappiamo che la partita continua. Ed ora tocca alla politica fare la propria parte, perché finora non l'ha fatta, abbiamo ascoltato tante promesse ma pochi fatti”.

A parlare è Danile Calosi, segretario fiorentino della Fiom, il sindacato metalmeccanico della Cgil che aveva presentato ricorso, nella conferenza stampa convocata subito dopo aver appreso la notizia dello stop ai licenziamenti dei lavoratori della Gkn sancito dal tribunale di Firenze. Condotta antisindacale, come proprio la Fiom aveva denunciato dopo le mail che il 9 luglio scorso, peraltro partite dopo un giorno di 'par' collettivo, cioè di permesso annuale retribuito, con tutti a casa. Un 'dettaglio' peraltro evidenziato dalla sentenza del Tribunale di Firenze emessa dal giudice Anna Maria Brigida Davia.

Una sentenza che arriva a pochissimi giorni dalla data che avrebbe sancito la fine dei 75 giorni previsti per legge per concludere la procedura di licenziamento collettivo: il 22 settembre, tra due giorni, senza questa pronuncia sarebbero partite le lettere di licenziamento. Ora il cronometro si azzera. Ma la battaglia, come sanno bene la Fiom e gli stessi lavoratori, non è conclusa.

“Sicuramente la Gkn (la cui proprietà è in mano al fondo di investimento inglese Melrose Industries, ndr) farà ricorso. Ma prendiamo tempo. Dovranno darci tutte le informazioni che non ci avevano dato, ci dovrà essere un confronto tra le parti, dove porteremo le nostre proposte per evitare la chiusura dello stabilimento”, spiega Calosi. Questo ovviamente non significa che la proprietà non insista sui licenziamenti collettivi.

Solo alla fine della trattativa potrà però ricominciare il conto dei 75 giorni di una nuova procedure di licenziamento collettivo. Stando a tutto quello che finora si è potuto sapere, difficilmente la proprietà tornerà indietro. “Sono un fondo finanziario, speculativo. Fanno profitti, non hanno interesse ad altro”, ripeteva del resto anche nel grande corteo di sabato Dario Salvetti, leader del Collettivo di Fabbrica.

Parole che però non significano una resa, tutt'altro. Sia Salvetti che Calosi chiamano infatti la politica alle proprie responsabilità. “Abbiamo ottenuto lo stop ai licenziamenti grazie allo Statuto dei Lavoratori. Non dimentichiamo che quando è stato voluto, con il 'Jobs act', l'articolo 18 fu tolto con decretazione d'urgenza in ventiquattro ore. Vediamo se il governo ha la stessa celerità per una decretazione d'urgenza che questa volta il lavoro può salvarlo”, sottolinea il segretario della Fiom. Cioè approvare una "vera" legislazione anti "delocalizzazione selvaggia".

“Mario (Draghi, ndr), in quanti dobbiamo essere in piazza prima che approvi il decreto anti delocalizzazioni?”, chiedeva del resto indirizzato al presidente del consiglio Salvetti al termine del corteo che ha visto partecipare almeno 20mila persone sabato scorso.

“Dalla politica abbiamo ascoltato promesse, ora servono i fatti”, conclude Calosi. Tra le richieste più urgenti, oltre al decreto anti delocalizzazione, c'è quella di allungare la procedura per il licenziamento collettivo, passando dagli attuali 75 giorni ad un periodo di 365, un anno cioè. E se la politica non dovesse intervenire e, quando sarà, ripartisse la procedura di licenziamento? “Rifaremo tutto quello che abbiamo fatto in questi mesi, non arretreremo di un centimetro, forti anche della vicinanza della città e del resto d'Italia, come visto in piazza”, replica Calosi. Il messaggio inviato a Roma è piuttosto chiaro.

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