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Ex Gkn, finita l'occupazione: gli operai lasciano Palazzo Vecchio

Dopo una notte passata a dormire nel Salone dei Dugento termina la protesta, possibile un consiglio comunale straordinario in fabbrica

Dopo trenta ore e una notte nel salone dei Dugento, la protesta degli operai ex Gkn in Comune è finita. Il 'rompete le righe' è arrivato intorno alle 21, quando i lavoratori hanno iniziato a uscire alla spicciolata da Palazzo Vecchio.

In protesta dalle ore 14.30 di ieri, momento di convocazione del Consiglio comunale, gli operai dell'ex fabbrica campigiana sono tutti usciti dalla sede comunale.

Terminata dunque la protesta che ieri aveva portato alla sospensione del Consiglio comunale e alla sua interruzione nel tardo pomeriggio odierno.

L'inizio della protesta

Nella serata di ieri i lavoratori avevano deciso di continuare a presidiare il Salone dei Dugento, sede del consiglio comunale, fino all'ottenimento di impegni concreti sul loro futuro, che resta nella totale incertezza da ormai 16 mesi. Quindi la decisione di fermarsi a dormire.

L'espediente del presidente del consiglio Luca Milani, quello di 'sospendere' il consiglio, ha consentito di evitare che si trattatte di una vera e propria occupazione, con le possibili conseguenze legali per i lavoratori. Fino alle 17:59 di oggi quando, su spinta delle forze di destra, Lega, gruppo Centro e Fdi, ha chiuso la seduta, mentre Sinistra progetto comune, Lista Nardella e 5 Stelle avrebbero consentito di continuare a tenere ancora 'sospeso' il consiglio (per farlo serviva l'unanimità delle forze politiche).

"Le destre, contrariamente a quanto detto ieri, hanno però deciso che non c'era più spazio per i lavoratori dentro Palazzo Vecchio. Un pesante fraintendimento di quale sia il ruolo di regolamenti e istituzioni", attacca Dmitrij Palagi di Sinistra progetto comune, rimasto insieme agli operai fino alla fine, alle 21 circa, quando i lavoratori hanno deciso di lasciare l'aula.

“Eravamo pronti a supportare ancora gli operai della ex Gkn almeno fino alla stesura del documento della giunta (documento che nelle prossime ore sarà sottoposto all'attenzione dei lavoratori) ed alla conferenza dei capigruppo di giovedì prossimo”, tiene a precisare anche Mimma Dardano. Solidarietà anche dalla capogruppo dei 5 Stelle in Regione Irene Galletti.

"In base anche alle recenti dichiarazioni rilasciate da Borgomeo, è chiaro che serva un intervento della Regione e del Ministero per verificare soluzioni alternative. Per favorire questo passaggio - scrive Galletti in una nota -, ho già presentato una mozione per esprimere, a questi lavoratori, la solidarietà del Consiglio Regionale e per impegnare il presidente Eugenio Giani a sollecitare Adolfo Urso, ministro con delega alle Imprese nel nuovo governo, ad attivarsi immediatamente, in sinergia con le altre istituzioni, a rimuovere ogni ostacolo che non permette il salvataggio dello stabilimento e, se necessario, reperire nuovi investitori per superare lo stallo e garantire la sopravvivenza dell’azienda e dei posti di lavoro.”

Il vicepresidente del consiglio comunale, l'ex leghista e ora gruppo Centro Emanuele Cocollini, rivendica invece la scelta delle destre di fa chiudere il consiglio. "Siamo soddisfatti - dice - perché, dopo l'errore compiuto ieri, finalmente la conferenza dei capigruppo di cui avevamo chiesto la convocazione straordinaria oggi pomeriggio ha decretato la chiusura della seduta. Sbagliato sospendere i lavori nel pomeriggio di ieri consentendo l'occupazione del Salone dei Duecento. Non c'entra nulla la solidarietà coi lavoratori dell'ex GKN; il regolamento del Consiglio esiste per permettere il corretto funzionamento dell'assemblea e la continuità dei suoi lavori. Nostro ruolo impone di farlo rispettare".

L'ipotesi di un consiglio comunale in fabbrica

Oltre la solidarietà c'è poco altro. L'inamovibilità dell'azienda è uno schiaffo in faccia a tutta la città e al territorio. La vertenza della Gkn rimane ostaggio di un meccanismo messo in piedi dalla proprietà, che cerca di affamare e calunniare la mobilitazione sociale per vedere se così riesce a impressionare il ministro del Lavoro e ottenere una cassa integrazione che oggi, da quel che possiamo vedere, non ha causali", dice Dario Salvetti, del Collettivo di Fabbrica.

"Noi dobbiamo continuare a mettere in piedi e con forza i progetti della società di mutuo soccorso 'Insorgiamo' per portare avanti la reindustrializzazione dal basso. E in questo misureremo le istituzioni nella loro capacità di progettualità, non semplicemente nel dare la loro solidarietà. Oggi usciamo da questa due giorni con la disponibilità per un consiglio comunale che noi chiediamo sia fatto in fabbrica". E giovedì la riunione dei capigruppo delle forze politiche deciderà se dedicare un intero consiglio comunale straordinario alla Gkn, e se farlo appunto allo stabilimente di via Fratelli Cervi, a Campi Bisenzio.

"Sono stati due giorni di confronto serrato, che ci lasciano un compito importante. La nostra non è soltanto solidarietà, ma un sostegno vero alla protesta, un impegno concreto per la
reindustrializzazione dello stabilimento. Il Comune, il sindaco e l'amministrazione sono in campo. Non sono solo parole, vogliamo aprirci a tutte le proposte possibili per la reindustrializzazione", dice in serata l'assessora al lavoro Benedetta Albanese.

In mattinata il sindaco aveva incontrato i lavoratori e aveva poi chiesto a Francesco Borgomeo, amministratore delegato di QF, la ex Gkn, un vero piano di reindustrializzazione e la possibilità di aprire anche ad altri investitori, qualora non si dimostrasse la sua capacità di portare in fondo l'operazione. Oltre al pagamento degli stipendi. "Per il mese di ottobre abbiamo ricevuto una cifra minima, tra i 50 e 400 euro a testa - spiegano i lavoratori -. Un mese senza né cassa né stipendio, con oltre 300 famiglie portate alla fame".

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