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Cronaca Campi Bisenzio

Gkn verso il corteo nazionale, l'appello: "Mobilitarsi tutti contro avvoltoi che distruggono il lavoro"

Accorato appello del Collettivo di Fabbrica: "Responsabilità politica del governo. Mancano le leggi? Approvatele"

"Il 18 settembre insorgiamo insieme". Inizia così un lungo post apparso questa mattina sulla pagina Facebook del Collettivo di Fabbrica dei lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio, messi alla porta in tronco dal fondo inglese Melrose, dalla sera alla mattina, lo scorso 9 luglio.

E' un ennesimo invito, un appello a tutti i lavoratori e a tutti i cittadini a mobilitarsi in vista del corteo nazionale indetto per sabato prossimo a Firenze, con partenza dalla Fortezza da Basso alle 15.

"A tutte le lavoratrici, i lavoratori, precarie e precari, disoccupate e disoccupati, alle studentesse e agli studenti, alle partite Iva, alle pensionate e ai pensionati, ad ogni realtà sociale, a tutte le strutture sindacali, alle delegate e ai delegati sindacali, alle altre vertenze in crisi, noi vi chiamiamo, vi invitiamo, vi esortiamo, vi preghiamo di insorgere. E di dire che 'questa volta no', questa volta non può finire come tutte le altre. Per il bene di tutti", scrivono i lavoratori.

Gkn: occupata la Regione

Nel caso Gkn i lavoratori coinvolti sono 422, di fatto nei piani della proprietà, come più volte annunciato, già licenziati, con le lettere di licenziamento che partiranno il 22 settembre. Poi ci sono ovviamente i lavoratori dell'indotto. Un caso molto simile a quello della Bekaert di Figline, che da un giorno all'altro (in quel caso la multinazionale proprietaria era belga) vide licenziare oltre 300 lavoratori. Senza contare i casi quotidiani che ogni giorno emergono da ogni parte d'Italia. Per questo l'appello della Gkn a mobilitarsi è così 'generale'.

"Gkn non è un caso isolato. E’ l’ultima tappa di una serie di chiusure, ristrutturazioni, licenziamenti. E se non li fermiamo, sarà l’ulteriore tappa di ulteriori licenziamenti. Noi non abbiamo altra scelta che batterci con ogni grammo di energia. Voi altri avete una scelta: potete vivere il caso Gkn come una delle tante storie di aziende in crisi oppure spingere con noi, insorgere, perché la nostra vicenda diventi il punto di riscatto per tutti. Siamo consapevoli di non dover 'solo' lottare contro dei licenziamenti, ma contro meccanismi economici, legislativi e sociali che si sono sedimentati per decenni. La chiusura di Gkn è risultato dello strapotere della finanza, del peggioramento della legislazione del lavoro, dell’impotenza o della complicità delle istituzioni. Per questo per salvare Gkn bisogna cambiare il Paese e, se cambiamo il Paese, lo cambiamo a favore e nell’interesse di tutti", scrive il Collettivo di Fabbrica.

Il fondo finanziario inglese che ha acquisito lo stabilimento del resto, lo sanno bene i lavoratori "ha fatto il suo mestiere, il suo mestiere è guadagnare distruggendo i posti di lavoro. Comprano aziende per ristrutturarle e rivendere le azioni. Sono avvoltoi e gli avvoltoi, si sa, mangiano le carcasse. Il punto è che non gli dovrebbe essere permesso di trasformare aziende funzionanti in carcasse".

Nelle settimane e nei giorni scorsi sono arrivati tanti appelli per la Gkn, tra gli altri quelli degli oltre cento sindaci (primi firmatari Fossi e Nardella) al presidente del consiglio Mario Draghi e oggi quello dei parlamentari Pd. Tutti esprimono solidarietà alla Gkn e chiedono di fermare i licenziamenti.

Ma alla politica la Gkn manda un messaggio che più chiaro non potrebbe essere. "Vogliamo essere chiari: la responsabilità di una eventuale chiusura di Gkn ricade e ricadrà interamente sul Governo di questo Paese. Non osate far partire le lettere definitive di licenziamento. Se mancano strumenti legislativi per salvare Gkn, approvateli. Se si deve scrivere una legge antidelocalizzazioni, lo si faccia a partire dagli otto punti proposti dall’assemblea permanente dei lavoratori Gkn. Se le aziende come Gkn e Whirlpool non ritirano i licenziamenti,  si decreti d’urgenza la sospensione delle procedure di licenziamento".

"Gkn è anche l’anticipazione di quanto probabilmente sta già accadendo in tutto il gruppo Stellantis (ex Fca, cioè ex Fiat, ndr), con un ulteriore disimpegno dall'Italia e ristrutturazione di quello che un tempo fu la Fiat. Per questo noi chiamiamo in piazza insieme a noi anche e soprattutto le nostre colleghe e i colleghi di Stellantis e di tutto il comparto automotive.
E non si strumentalizzi la transizione ecologica per giustificare i licenziamenti. Non solo perché in Gkn produciamo semiassi, i quali continuano ad essere montati anche su vetture elettriche, ma anche perché è tutto da vedere che sia in atto una reale transizione ecologica. E se transizione ecologica deve essere questa può e deve essere fatta con un piano pubblico e con il contributo dei lavoratori, non usandola come scusa per un massacro sociale", si legge ancora.

"Noi chiamiamo in piazza - si conclude l'appello del Collettivo di Fabbrica -, chi sta perdendo il lavoro, ma anche chi lo potrebbe perdere. Chi da sempre ha un lavoro precario, chi lavora sottopagato, chi nel pubblico impiego lavora sotto personale o vessato ma viene chiamato fannullone, chi è disoccupato o studia, faticando magari a pagarsi gli studi. Il 18 settembre non esiste più nessuna divisione tra di noi ma solo un fiume in piena che chiama direttamente in causa il Governo. Non volevano farci arrivare all’autunno e invece noi addirittura lo faremo iniziare tre giorni prima, il 18 settembre. E se un autunno inizia insorgendo, possiamo forse mettere all’ordine del giorno la lotta per un paese migliore".

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