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Cronaca

Giustizia, il Tar della Toscana taglia i tempi di processi e costi

Pozzi: "Nomine politiche non in linea con i principi costituzionali"

La giustizia amministrativa in Toscana è diventata più veloce e più economica. È quanto emerge dai dati forniti all'inaugurazione dell'anno giudiziario da parte del presidente del Tar della Toscana, Armando Pozzi. Lo scorso anno l'arretrato si è ulteriormente ridotto, passando da oltre 6.500 ricorsi pendenti di fine dicembre 2015 ai 5.700 di fine 2016.

Inoltre, per 800 ricorsi sono già state fissate le udienze entro l'anno o nei primi mesi del prossimo anno. La traiettoria, del resto, è costantemente in discesa. Basti pensare che alla fine del 2012 i casi che dovevano essere ancora esaminati dal tribunale amministrativo erano ben 8.300, mentre alla fine del 2016 il fardello è stato ridotto del 30%. Nel 2016 sono emerse 1.760 nuovi ricorsi e ne sono stati definiti 2.600. 
 
A riprova che circa una controversia su tre viene definita nello stesso anno nel quale insorge. Anche le sentenze pubblicate sono passate dalle oltre 1.500 del 2015 alle oltre 1.600 del 2016. Questo risultato è il prodotto di una serie di misure di 'politica processuale' quali la non concessione di norma di rinvii o cancellazioni, l'imputazione della spesa di soccombenza già in fase di richiesta sospensiva, l'accorpamento di ricorsi simili e analoghi, l'emissione di ordinanze che sono già minisentenze.

A fronte di questo miglioramento sul piano dell'efficienza il Tar ha visto anche una riduzione significativa dei propri costi, con un passaggio da 5,495 milioni di euro ai 4,911 milioni di euro nel corso dell'anno scorso. Un aspetto ulteriormente significativo è il basso numero di appelli accolti al Consiglio di Stato contro delle sentenze emesse da via Ricasoli. Nel 2016 su 60 ricorsi solo 13 hanno visto un annullamento vero e proprio del dispositivo del Tar, in 23 casi i consiglieri di Stato hanno respinto la doglianza, in un caso hanno emesso una sentenza interlocutoria, in 4 casi hanno dichiarato il caso improcedibili, mentre in altri 4 casi si sono avuti altri esiti. 
 
Ad ogni modo, 11 ricorsi devono essere ancora decisi. Un punto che sta particolarmente a cuore del presidente Pozzi, poichè spiega nel corso di una conferenza stampa "un giudice che vede il 95% delle proprie sentenze annullate non è un buon magistrato, e pertanto non può essere premiato". La considerazione si inserisce in una riflessione più ampia che Armando Pozzi, che a settembre andra' in pensione, si concede sulla carriera togata. 

"Voglio lanciare un messaggio accorato, affettuoso perchè questo istituto ha dato tanto a me e al Paese, e per dare di più occorre che venga riformato - evidenzia -. Occorre un sistema premiale, non si può andare avanti in questa carriera solo per anzianità. Il nostro sistema di progressione e di nomine a uffici direttivi, richiede un sistema di accertamenti di meriti e capacità che oggi manca. Una volta entrati in magistratura per essere cacciati devi commettere più nefando delitti, e forse neanche allora ti cacciano".

In questo modo, però, avverte "si mortifica la capacità di quasi la totalità dei giudici. Non è giusto che pochi non degni della toga discreditino l'intera magistratura. Se di fronte a degli errori microscopici ci sono delle promozioni vengono screditati tutti". C'è qualcosa di più per Pozzi sulla figura del magistrato amministrativo. "Se siamo i giudici che dettano le regole agli altri, i primi a doverle rispettare siamo noi- rileva-. Dico questo, perchè il giudice amministrativo pur nella delicatezza dei ruoli ha ancora degli aspetti non del tutto in linea coi principi costituzionali, di effettività della tutela, in relazione all'accesso concorsuale alla magistratura. Mi riferisco alle nomine politiche di giudici amministrativi, che vedono un 1/4 dei posti di nomina politica". (Agenzia Dire)

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