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Cronaca

Giustizia allo sfascio, la protesta di chi ci lavora: “Personale all'osso, e il governo taglia ancora”

Presìdi in tutta Italia, a Firenze al Palazzo di Giustizia: “Così la giustizia rallenta e non funziona”

'Giustizia allo sfascio'. Era questo, oggi, l'oggetto della protesta, in tutta Italia, del personale amministrativo della giustizia. Migliaia e migliaia di persone che, da Milano a Palermo, da Cagliari a Bologna, sono spremuti per far funzionare al meglio il 'sistema giustizia'.

Sono gli 'amministrativi', coloro che verbalizzano i processi, che registrano gli atti, ma anche assistenti e funzionari tecnici e informatici. Senza di loro si fermerebbe tutto. “Ma siamo pochi, pochissimi, con l'età media che, al pari di tutto il settore della pubblica amministrazione, aumenta sempre di più”, sottolinea Maurizio Banci, della 'funzione pubblica' Cgil, al presidio fiorentino di questa mattina di fronte al palazzo di giustizia di viale Guidoni.

Una protesta unitaria, assieme a Cisl e Uil, mentre in tante altre città della penisola si svolgevano iniziative simili, compresa quella di Roma di via Arenula, di fronte al ministero.

I sindacati chiedono a gran voce l’ampliamento degli organici e un piano straordinario di assunzioni, anche attraverso lo scorrimento delle graduatorie e la stabilizzazione dei precari, oltre a procedure di digitalizzazione e smaterializzazione degli atti, che consentano di velocizzare la lentezza tanto vituperata della giustizia.

“In tutta Italia manca tra il 30 e il 40 per cento del personale necessario. Al Palazzo di Giustizia fiorentino lavorano circa seicento persone, ne servirebbero almeno ottocento”, spiega Banci, sfidando il vento e la pioggia di questa mattina ai cancelli di viale Guidoni.

“Questa grave carenza di organico mette in difficoltà il funzionamento sia della parte amministrativa che di quella che riguarda l'amministrazione penitenziaria. Oltre a ciò, ovviamente, aumentano i carichi di lavoro e spesso si è costretti a rinunciare a ferie, malattie, permessi”, aggiunge ancora il sindacalista.

Una situazione, quella descritta, che certo non giova al funzionamento del 'sistema giustizia', ogni giorno attaccato da più parti. “Siamo molto preoccupati perché anche questo governo nell'ultima legge di bilancio ha tagliato i fondi alla pubblica amministrazione, temiamo così che la situazione continui a peggiorare. Senza dimenticare che l'età media dei dipendenti è sopra i 55 anni, ci aspetta un'ondata di pensionamenti che peggiorerà ancora la situazione. Del resto - conclude Banci -, è in questa situazione l'intero settore pubblico”.

I sindacati chiedono anche di dare piena applicazione al contratto nazionale con il contratto integrativo, di sbloccare il pagamento del salario accessorio, le progressioni economiche e le carriere. Tutte questioni che porteranno il prossimo 22 marzo al tavolo con il governo, al ministero della giustizia.

Fuori, al presidio, ci sono anche alcune lavoratrici e assistenti sociali presso il cosiddetto 'Uepe', gli uffici per l'esecuzione penale esterna, coloro che si occupano cioè di quello che riguarda tutte le persone sottoposte a misure alternative alla detenzione. Anche loro denunciano una gravissima carenza di personale e pesantissimi conseguenti carichi di lavoro. Una storia sulla quale torneremo.

Dentro il tribunale, invece, stamani c'era niente meno di Matteo Renzi, per un'udienza dell'inchiesta Open. Si è presentato con un'agenda rossa, “per una toga rossa”, che il leader di Italia Viva individua nel sostituto procuratore Luca Turco. Povero Paolo Borsellino, si starà rivoltando nella tomba.

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