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Cronaca Pitti / Piazza de Pitti, 1

Giardino di Boboli: la grotta del Buontalenti

Nel Cinquecento in Toscana si era diffusa la moda che ogni palazzo signorile dovesse avere un giardino all'italiana e il must have era la "grotta", la ricostruzione artistica di una grotta naturale con statue, pitture, fontane, giochi d'acque

Nel Cinquecento in Toscana si era diffusa la moda che ogni palazzo signorile dovesse avere un giardino all’italiana e il must have era la “grotta”, la ricostruzione artistica di una grotta naturale con statue, pitture, fontane, giochi d’acque.

A Firenze la prima grotta fantastica è quella chiamata Degli animali nella villa medicea di Castello, con sculture di Giambologna, a Palazzo Pitti c’è la Grotta del Mosè, e dentro il Giardino di Boboli ve ne sono ben tre: la più grande e famosa conosciuta coma la Grotta del Buontalenti (o Grotta Grande), la grotta di Adamo ed Eva (ottocentesca) e la grotticina della Madama (sempre del Buontalenti).

Francesco I de’ Medici, uomo di grande cultura ed appassionato di alchimia (il suo studiolo magico-alchemico dentro Palazzo Vecchio ne è un esempio) commissionò a Giorgio Vasari, la costruzione della famosa Grotta. Il Vasari riuscì a realizzare solo la parte inferiore della facciata, infatti la sua realizzazione fu affidata a Bernardo Buontalenti tra il 1583 e 1593.

Simbolo della cultura manierista ospitava alcune sculture realizzate da Michelangelo (adesso quelle che si vedono sono copie, gli originali sono nella Galleria dell’Accademia).

L’ingresso alla grotta è arricchito con creazioni simili a stalagmiti collocate sopra ai capitelli e èpo stalattiti, statue di Cerere e Apollo. Anche il timpano è decorato dalle concrezioni spugnose su ciascun bordo, mentre al centro si trova lo stemma dei Medici.

La grotta è formata da tre stanze: la più grande è la prima e presenta una decorazione dove elementi pittorici, scultorei e architettonici si fondono dando un senso di meraviglia e smarrimento. Le rocce, le stalattiti, le spugne, le conchiglie si compongono in figure antropomorfe e sembrano quasi animate, che stiano per prendere vita dalle pareti.

Agli angoli ben si armonizzano i quattro Prigioni di Michelangelo (oggi sostituiti da copie), che essendo scolpiti solo a metà sembrano emergere dalla roccia informe con vigore. La scena, dopo un primo momento di sbigottimento, diventa molto chiara nella grotta si rifugiano i pastori (realizzati sia a stucco sia ad affresco) per difendersi dagli animali selvatici.

Un elemento che oggi non si può più apprezzare è quello legato ai giochi d'acqua, dei quali sono state ritrovate diverse tracce durante il generale restauro conclusosi a fine degli anni novanta: in quell'occasione venne alla luce la miriade di canalini in terracotta dai quali gocce d'acqua scendevano dal soffitto creando uno spettacolo vibrante di luci e riflessi, prima di convogliare nelle vasche vicine alle pareti.

Nella seconda al centro si trova il gruppo marmoreo di Paride che rapisce Elena, mentre sulle pareti sono dipinte Giunone e Minerva dentro due nicchie.

Nella terza stanza si trova un cielo “finto” in cui volano degli uccelli, la decorazione principale però è la la fontana della Venere che esce dal bagno fatta dal Giambologna, che si erge al di sopra della vasca marmorea sulla quale si arrampicano quattro satiri che le spruzzano acqua addosso.

La grotta e le sue decorazioni possono anche essere lette secondo un tema erotico: nella prima stanza i visitatori venivano storditi dal senso del magnifico e del grottesco, nella seconda il tema della bellezza rapita favoriva i tentativi di approccio, mentre nella terza stanza la nudità perfetta di Venere poteva dare lo spunto per un confronto diretto.

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