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Cronaca

Omosessualità, lettera a Betori: "La Chiesa dia segno di accoglienza"

La lettera, pubblicata su Repubblica Firenze, è stata inviata al porporato da quattro parroci e una suora. Nella missiva si invita a una nuova "comprensione dell'omosessualità"

Quattro sacerdoti, una suora con un occhio particolare rivolto al sociale ed un tema forte, fortissimo: l’omosessualità e la chiesa. In mezzo una presa di posizione coraggiosa espressa in una lettera aperta pubblicata sulle pagine fiorentine di Repubblica ‘inviata’ direttamente all'arcivescovo di Firenze cardinale Giuseppe Betori. “Dalla Chiesa dovrebbe arrivare un riconoscimento del modo nuovo di comprendere l'omosessualità, con un segno di accoglienza e di profondo rispetto per i sentimenti di amore di chi vive personalmente questa condizione”. Firmato Stefania Baldini, suora domenicana di Prato, don Fabio Masi, parroco di Paterno a Bagno a Ripoli, don Giacomo Stinghi, don Giacomo Stinghi, che per decenni si è occupato di marginalità ed in particolare di droga, ed infine don Alessandro Santoro, che alcuni hanno fa ha benedetto l’unione tra una donna nata uomo e ed il suo compagno.

“Due persone che si amano non sono un attentato alla società né il tradimento del Vangelo. Gli scandali vanno cercati altrove!”, scrivono tra l’altro i cinque religiosi che nella lettera per sostenere la loro tesi si rifanno a fonti bibliche e, scrivono “all’esperienza umana che viviamo ogni giorno con queste persone, sentiamo evangelico e naturale accogliere in pienezza di comunione queste differenti forme di amore. Le sentiamo parte integrante del nostro cammino di comunità di fede e di vita, e con loro, così come con tutti gli altri, partecipiamo insieme alla Comunione sacramentale e comunitaria”. “È importante che la Chiesa – prosegue la lettera – riconosca positivamente il cammino della scienza nella conoscenza dell’uomo e non dichiari verità assolute quelle che poi dovrà riconoscere errate, come è accaduto in passato. Questi fatti ci inducono a vedere l’omosessualità in un orizzonte nuovo e ad affrontarla con uno sguardo morale diverso”.
 

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