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Cronaca

Il tribunale del Riesame: "Fondazione Open è articolazione di partito, rimborsò spese a parlamentari"

Le motivazioni dell'ordinanza con cui lo scorso dicembre i giudici hanno rigettato il ricorso dei legali di Marco Carrai contro i sequestri effettuati nell'ambito dell'inchiesta fiorentina

“Sussiste il fumus del reato contestato, in quanto sulla base degli esiti dell'attività investigativa svolta, la Fondazione Open appare aver agito come articolazione di partito politico. (…) Infatti lo scopo della Fondazione, ferma restando l'esplicita esclusione della finalità di lucro e di ripartizione degli utili, ai sensi dell'articolo 3 dello Statuto era quello di promuovere, nella cultura politica e nell'attività politica italiana, un ricambio generazionale e novità di idee”.

Lo scrivono i giudici del tribunale del riesame di Firenze, motivando il rigetto del ricorso presentato dai legali di Marco Carrai, avvocati Filippo Cei e Massimo Dinoia, contro i sequestri effettuati lo scorso 26 novembre dalla guardia di finanza, nell'ambito dell'inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open. Il rigetto del ricorso (rigetto risalente allo scorso dicembre) legittimava le perquisizioni e i sequestri di documenti e supporti informatici a carico di Carrai, indagato per finanziamento illecito ai partiti.

“Se questo era pacificamente lo scopo istituzionale della Fondazione Open – proseguono i giudici Elisabetta Pioli, Francesco Magi e Maria Dolores Limongi motivando quel rigetto -  dalle indagini svolte (...) e dalla documentazione concernente la Fondazione Open sequestrata (…), emerge anche che la Fondazione Open ha rimborsato spese a parlamentari (...) e messo a disposizione di parlamentari carte di credito e bancomat. (...) Tali esiti investigativi consentono di configurare il fumus del reato contestato, in quanto la Fondazione Open appare aver agito, a prescindere dal suo scopo istituzionale, quale articolazione di partito”.

“Gli esiti dell'attività investigativa svolta (…) evidenziano che Carrai ha svolto un ruolo di primaria importanza nel reperimento dei finanziatori della Fondazione e nel collegamento tra costoro e gli esponenti politici rappresentati dalla Fondazione. Inoltre (…) è emerso che Marco Carrai è tra i soci della società Wadi Ventures Management Company con sede in Lussenburgo, il cui unico asset è la società Wadi Ventures sca (...), anch'essa con sede in Lussemburgo e con oggetto sociale la detenzione di partecipazioni societarie. Quest'ultima società risulta destinataria di somme di denaro provenienti, fra gli altri, da investitori italiani già finanziatori della Fondazione Open, e collegati a Marco Carrai” continuano i giudici.

Infine, “dall'attività di indagine svolta, emerge l'intromissione dell'indagato nell'adempimento dell'incarico professionale affidato all'avvocato Alberto Bianchi dal gruppo Toto, avendo Carrai interagito su mandato di Bianchi, con l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, da ciò desumendosi che le operazioni di trasferimento di denaro dal gruppo Toto ad Alberto Bianchi e quindi da Bianchi alla Fondazione Open, appaiono in effetti dissimulare un trasferimento diretto di denaro dal gruppo Toto alla Fondazione Open”.

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