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Cronaca

8 film toscani da vedere assolutamente

Caustica, provocatoria, talvolta amara. Ecco la storia della commedia toscana in 8 film indimenticabili

Amici miei (1975)
Il film toscano per antonomasia, la pellicola che meglio riassume lo spirito dissacratorio di quel popolo “con il paradiso negli occhi e l’inferno in bocca”. Ereditando il soggetto e l’idea da Pietro Germi, Mario Monicelli realizza un film indimenticabile. Per chi cerca una commedia irriverente e dal retrogusto amaro.


Berlinguer ti voglio bene (1977)
Un vero film - culto, con un Benignaccio al massimo della forma e un indimenticabile Carlo Monni. Le disavventure di Mario Cioni, immerse nella provincia toscana degli anni di Piombo, tra case del popolo, politica, operai e libertà sessuale, hanno lasciato un segno indelebile nella storia della comicità toscana. Consigliato a chi non teme il turpiloquio.


Madonna che silenzio c’è stasera (1982)
Ambientato a Prato, con tanto di critica rivolta alla sua celebre industria tessile, il film racconta l’epopea giornaliera dello stralunato Francesco (un grandissimo Nuti), diviso tra la ricerca di un lavoro, i litigi con la fidanzata e una madre ossessiva. Il romano Maurizio Ponzi firma una commedia che più toscana non si può, piena di battute esilaranti e dai toni decisamente amari. 


Non ci resta che piangere (1984)
Quando la comicità toscana incontra quella del Sud, è subito poesia. I due mattatori assoluti Roberto Benigni e Massimo Troisi, il toscanaccio e il partenopeo, il clown e l'Augusto, sono qui autori, attori e registi di una delle commedie più brillanti di tutto il cinema nostrano. Se non lo avete visto, non sapete cosa vi siete persi.


Caruso Pascoski di padre polacco (1988)
Per descrivere l’umorismo di Francesco Nuti non basterebbero tutte le parole del mondo. Tanti sono i suoi film che hanno segnato la storia del cinema italiano, proponendo una comicità nuova, a tratti surreale e mai scontata. Per chi non lo conoscesse, si consiglia di cominciare con la visione di Caruso Pascoski. Il resto verrà da sé.


Benvenuti in casa Gori (1990)
Natale non è natale senza “Benvenuti in casa Gori”, dove il pranzo natalizio di una famiglia toscana si trasforma in un esilarante gioco al massacro. Ogni portata, dai crostini al dolce, corrisponde ad una rivelazione su uno dei commensali, trascinando i familiari in una spirale di crudeltà. Vivamente consigliato a chi crede nella ferrea legge dei “parenti serpenti”.


Il ciclone (1996)
Insieme a I laureati (1995), il film che segna il trionfo al botteghino di Leonardo Pieraccioni, rilanciando a gran voce la commedia toscana lungo tutto lo Stivale.  D’altronde, si sa, il ciclone, quando arriva, non è che t'avverte. Passa, piglia e porta via. E a noi spettatori non resta che ridere. 


Ovosodo (1997)
Un cult per tutti i ragazzi degli anni ’90 del regista Paolo Virzì, che omaggia (puntando il dito contro) la sua amata Livorno. Ambientata nel rione popolare Ovosodo, la commedia racconta la storia di Piero, nato e cresciuto in un quartiere dove sembra destinato a rimanere per sempre. Un film leggero e divertente, che parla di crescita e formazione, toccandoci il cuore. Per tutti coloro che sentono “quella specie di ovo sodo dentro, che in certe giornate sembra non andare né in su né in giù”.

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