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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

False fatture: Tiziano Renzi ricoverato, rinviato il processo di appello

In primo grado i genitori dell'ex premier sono stati condannati a un anno e nove mesi

Slittata al 26 aprile 2022 l'udienza del processo davanti alla Corte d'appello di Firenze che vede imputati Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell'ex premier Matteo Renzi, accusati di emissione di fatture false, reato per il quale in primo grado erano stati condannati, il 7 ottobre del 2109, a un anno e nove mesi, insieme all'imprenditore Luigi Dagostino, condannato a due anni.

Il processo si è aperto questa mattina con la richiesta del difensore di Tiziano Renzi, l'avvocato Federico Bagattini, di rinvio per legittimo impedimento in quanto il padre dell'ex premier ieri è stato ricoverato all'ospedale San Raffaele di Roma. Presenti in aula Laura Bovoli e Luigi Dagostino.

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I giudici si sono ritirati in camera di consiglio per decidere sull'istanza presentata e sulla possibilità di stralciare la posizione di Renzi e celebrare il processo a carico degli altri due imputati, Laura Bovoli e l'imprenditore Luigi Dagostino. Alla fine la Corte ha deciso di aggiornare l'udienza alla prossima primavera senza stralciare nessuna delle posizioni degli imputati.

I fatti al centro del processo risalgono al 2015, quando l'imprenditore Luigi Dagostino era amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell'outlet The Mall di Leccio di Reggello (Firenze), e avrebbe incaricato le società Party ed Eventi 6, entrambe facenti capo ai Renzi, di studi di fattibilità per lavori all'outlet. Le fatture considerate false e oggetto del processo, perché secondo l'accusa non corrisponderebbero a prestazioni realmente effettuate, sono due: una da 20mila e l'altra da 140mila euro più Iva. Le fatture vennero pagate alla società Party srl (quella da 20mila euro) e alla Eventi 6 srl (quella da 140mila euro) nel luglio 2015.

Nelle loro arringhe difensive nel corso del processo di primo grado, i legali di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, confutando punto per punto le accuse, avevano chiesto l'assoluzione dei loro assistiti "perché il fatto non costituisce reato", mentre la difesa di Dagostino aveva chiesto di assolvere l'imprenditore "perché il fatto non sussiste".

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