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Cronaca Isolotto

Fabio Turchi positivo al test antidoping, il padre: "Non so cosa sia successo, ma ci difenderemo"

Una spada di Damocle è piombata su Turchi e la sua carriera: l'atleta rischia da 6 mesi a 4 anni di squalifica

L'11 giugno è stato un giorno fondamentale per la carriera di Fabio Turchi e per la boxe italiana: il pugile, infatti, ha affrontato Richard Riakporhe a Londra, alla Wembley Arena. Il match si è concluso con una sconfitta per Turchi, ma la felicità è comunque tanta, Fabio su Facebook scrive che si rimboccherà le maniche "come ha sempre fatto dinanzi agli incidenti di percorso e andrò avanti", ancora più carico per riuscire ad arrivare sul tetto del mondo (quella gara infatti valeva il titolo per accedere ai mondiali dei pesi massimi leggeri Ibf).

Su quel giorno così speciale però è caduto un velo nero di preoccupazione, rabbia e desiderio di rivalsa. Il Tribunale nazionale antidoping ha sospeso in via cautelare Turchi per violazione degli art. 2.1 e 2.2, ovvero è risultato positivo al test antidoping fatto a giugno proprio prima di quel match. Un fulmine a ciel sereno che ha scosso non poco l'atleta che su Facebook ha voluto condividere un video in cui spiega lui stesso cosa è successo.

"Sono risultato positivo a due sostanze vietate dalla Vada. Due sostanze, il Ligandrolo e la Cardarina, che fino a pochi giorni fa non conoscevo neanche per sentito dire - spiega il pugile - Insieme alla mia difesa e ai professionisti del caso stiamo cercando di ottenere maggiori informazioni sulle due molecole e scopro che qualche azienda, in questo caso poco serie, alle volte cercano di potenziare qualche loro prodotto, ad insaputa del cliente, con queste sostanze vietate".

"Io ho la coscienza pulita - aggiunge - e so di non aver assunto nessuna sostanza vietata dall'antidoping. Spero che la verità verrà fuori, in questi giorni sto cercando di riprendere in mano tutti gli integratori e le cose che ho preso prima del match disputato a Londra e spero che la verità verrà fuori". Una notizia che ha scosso nel profondo Turchi: "Chi mi conosce sa che uomo e che atleta sono: è da quanto ho 16 anni che faccio prelievi antidoping nei maggiori circuiti nazionali e internazionali, e non ho mai avuto problemi o cercato scorciatoie. Io confido nella giustizia sportiva che mi renderà innocente di fronte a questi danni e come ho sempre fatto sul ring combatterò anche questa battaglia".

Leonardo Turchi, padre di Fabio, suo allenatore e campione italiano di boxe, è incredulo. Anche lui come il figlio non sa darsi una risposta: "Eravamo tranquilli, noi proprio non avevamo dubbi. Fabio sapeva di essere pulito, non so cosa sia successo". "Adesso sta mettendo insieme le cose che ha preso per farle analizzare e capire se queste due sostanze si trovano al loro interno, è indirizzato su quella strada per provare la sua innocenza" continua Turchi senior. 

"È da quando ha 16 anni che è sempre sotto controlli e mai c'è stato un problema, non so davvero cosa dire. Fabio l'ha presa malissimo, è normale, ancora non ha iniziato ad allenarsi è stato un trauma pazzesco, mi ha detto che avrebbe riniziato oggi" aggiunge Leonardo. 

"Inoltre la squalifica può andare da sei mesi fino a quattro anni, se sono sei mesi uno li supera anche se è innocente, fa andare giù il boccone amaro, ma se sono 4 anni... Ti chiude la carriera. Noi siamo senza parole, mi sembra una cosa talmente strana: sia io che lui non abbiamo mai fumato neanche una sigaretta" specifica l'allenatore. "Ci è piombato addosso un macigno, noi eravamo tranquilli e difendersi non è semplice".

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