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Cronaca

Donne senza libertà in patria: la voce delle iraniane a Firenze

Chi sono e cosa chiedono

Otto marzo, giornata internazionale della donna. Un momento per celebrare le conquiste ottenute e, al tempo stesso, ricordare quante ancora mancano all’appello. Negli ultimi mesi, dalla morte della giovane curda Mahsa Amini, avvenuta dopo un fermo della polizia morale, si sono inanellate in Iran una serie di dure proteste della popolazione contro il regime islamico. Rivolte a cui è stato risposto con una feroce repressione: vittime, abusi e condanne a morte.

Nel mondo le comunità persiane hanno dato però dato eco e fiato alle rivolte, organizzando manifestazioni di piazza e incontri in cui si rivendicano diritti. Il movimento Donna, vita, libertà, si batte per mantenere alta l’attenzione sulle vicende che si susseguono in Medioriente.

Che lavori svolgono le donne iraniane a Firenze?
“Le donne iraniane a Firenze sono impegnate in vari settori. Gran parte sono persone che sono arrivate qui per studiare nelle università e, una volta laureate, hanno trovano impieghi in base alla propria specializzazione. Abbiamo artiste, architetti, musiciste ma anche medici o commercianti”.

Che tipo di formazione/istruzione hanno conseguito?
“La stragrande maggioranza delle iraniane residenti sono laureate”.

Una comunità solida?
“La comunità iraniana è molto integrata nella società fiorentina. Non è una comunità che si ritrova spesso se non in alcune rare occasioni. Ma negli ultimi mesi, la battaglia comune, ha comportato una nuova coesione”.
 
Perché si sceglie di venire in Italia?
“Iraniani spesso scelgono di venire in Italia per continuare gli studi universitari”.

In Iran quali sono le limitazioni alle libertà personali oltre all’obbligo del velo?
“Le libertà personali sono fortemente limitate in Iran. Le donne non possono cantare, non possono andare in bicicletta e allo stadio. Non possono essere giudici o presidenti della Repubblica. Il diritto al divorzio è stato fortemente limitato per le donne. In Iran non si possono consumare le bevande alcoliche legalmente e il loro utilizzo è punito duramente. L’Iran è il Paese con il numero più alto delle condanne a morte in un anno”.

Da l’inizio delle rivolte in Iran avete manifestato più volte in città. Cosa volete ottenere?
“Vogliamo fare sapere a tutti cosa sta succedendo in Iran. Il regime cerca di nascondere i propri crimini. I ministri della Repubblica Islamica continuano a viaggiare in Europa e il regime continua a mantenere rapporti economici con l'Occidente. Vogliamo dire che tutto questo deve finire e che davanti a crimini che si stanno commettendo, nessuno può fare finta di niente”.

Si stima che in Iran ci siano stati oltre 500 morti per la repressione del regime, quanta fiducia avete che le cose possano cambiare?
“Non sappiamo quanto tempo ci vorrà ma non abbiamo dubbi sul fatto che il regime se ne andrà. Non ha più nessun appoggio nel Paese e va avanti soltanto con logiche di terrore. Se il mondo smettesse di negoziare con questi assassini, potremmo vincere”.

Negli ultimi giorni si legge di numerosi avvelenamenti di studentesse nelle scuole?
“Sì, il regime sta punendo le studentesse e la popolazione in generale per avere protestato. Stanno portando avanti attacchi biochimici contro le bambine e ragazzine. Stanno uccidendo il futuro del nostro Paese”.

A Firenze girate in scuole e incontrate la cittadinanza, cosa raccontate?
“Raccontiamo di quanto può costare la battaglia per la libertà, del fatto che la libertà è qualcosa che va difesa e custodita e che se siamo liberi oggi in Italia è perché decenni fa qualcuno, simile alle ragazze e ai ragazzi iraniani di oggi, ha dovuto sacrificarsi per arrivare alla democrazia”.

Qual è stato il riscontro?
“I ragazzi nelle scuole sono sorprendentemente curiosi, informati e interessati. Talvolta più degli adulti. Sono molto empatici e comprendono molto bene il senso delle cose che raccontiamo”.

Oggi è la festa delle donne (8 marzo) cosa sognano le donne iraniane per il proprio futuro?
“Le donne iraniane sognano semplicemente la libertà. Sognano di vivere in paese libero e equo dove nessuno più possa calpestare i loro diritti. Le donne iraniane sono altamente istruite, occupano, da decenni, il 60% dei posti alle università e molte posizioni lavorative anche di altissimo livello. Il regime non è riuscito a confinarle nelle case finora e non riuscirà neanche d'ora in avanti. Ma saremo noi a cacciare questi "invasori" dal nostro paese”.

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