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Cronaca

Le espressioni di Dante Alighieri ancora in uso

Ecco le espressioni inventate dal Sommo Poeta che molti utilizzano senza saperlo

Non mi tange
Ovvero “non mi sfiora neppure, non mi interessa”. Sono le parole di Beatrice nel canto II dell'Inferno, quando spiega a a Virgilio di non temere affatto il regno di Lucifero. 

Far tremare le vene e i polsi
Il Sommo Poeta la utilizza nel canto I dell'inferno, chiedendo a Virgilio di salvarlo dalla Lupa, una delle tre fiere che ha incontrato nella selva. 

Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate
Sicuramente avrete letto questa frase sul portone di qualche scuola: sono i versi incisi sulla porta dell'inferno.

Non ragioniam di lor, ma guarda e passa
Virgilio esorta Dante a non parlare con gli ignavi, rivolgendo loro la stessa indifferenza e apatia che essi ebbero in vita. 

Galeotto fu…
... “'l libro e chi lo scrisse”. A parlare è il personaggio di Francesca, che racconta a Dante il suo infelice amore per Paolo.  

Fatti non foste a viver come bruti...
Il personaggio di Ulisse incita i suoi compagni a seguirlo oltre le colonne d'Ercole, un tempo ritenute i confini del mondo.

Stai fresco
Con l'espressione “i peccatori stanno freschi”, il poeta si riferisce a quella zona dell'Inferno dove i dannati vengono colpiti da gelide raffiche di vento prodotte dalle ali di Lucifero. 

Il bel paese
Nell'invettiva contro Pisa, Dante definisce la città “vituperio de le genti” di quel “bel paese là dove 'l sì suona”.

Il fiero pasto
Un pasto bestiale, ovvero quello che il Conte Ugolino sta consumando nel canto XXXIII dell'Inferno. Un'immagine immortale, tra le più suggestive dell'intera opera.  

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