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Cronaca

Vaccinazioni: i sanitari 'no vax' pronti alla battaglia legale davanti al Tar

Circa 15mila operatori toscani hanno ricevuto le pec dell'autorità sanitaria in cui si chiede di mostrare l'avvenuta vaccinazione (o il perché dell'esenzione) e stanno contattando i propri avvocati

Rischiano il demansionamento, la sospensione e il congelamento dello stipendio, ma i sanitari toscani 'no vax' sono pronti ricorrere al giudice civile e aprire un contenzioso al Tar.

Lo scrive La Nazione, sottolineando come con l'arrivo di migliaia di 'pec' (oltre 15mila nella nostra regione, di cui quasi 10mila nel distretto della AsI centro) tramite cui l'Asl invita il destinatario a mostrare la propria vaccinazione (o il perché dell'esenzione), molti sanitari hanno già contattato i propri legali per opporsi al provvedimento che seguirà al loro silenzio o alla loro comunicazione di mancata vaccinazione.

Le autorità sanitarie, infatti, sono tenute a certificare l'inosservanza dell'obbligo previsto dalla normativa e a informarne l'interessato, l'Ordine di riferimento e il datore di lavoro.

Cosa succede ai sanitari no vax

L'accertamento - spiega La Nazione - determina automaticamente la sospensione dal diritto di svolgere le prestazioni o mansioni che implichino contatti con altre persone. Questo primo provvedimento può però essere impugnato davanti al Tar.

Nel frattempo, spetta al datore di lavoro 'spostare' il dipendente a mansioni diverse e anche inferiori che non implichino contatti interpersonali. Laddove però ciò non sia possibile, previsto che si possa disporre la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione.

La legge

L'articolo 4 del decreto legge 44/2021 (valevole sino al 31 dicembre 2021) sancisce l'obbligo di vaccinazione per tutti coloro che svolgano la loro attività in strutture sanitarie pubbliche o private, nelle farmacie o parafarmacie e negli studi professionali. La legge dispone un obbligo degli Ordini professionali, datori di lavoro pubblici o privati, di trasmettere l'elenco degli iscritti e dei dipendenti i relativi dati alla regione o provincia autonoma di competenza.

Entro termini molto brevi, ovvero 10 giorni dal ricevimento degli elenchi, le Regioni o le Province autonome verificano se i soggetti indicati hanno ricevuto il vaccino. Se tale vaccinazione non risulta, la Asl locale invita l'interessato (via pec o raccomandata) a produrre documentazione comprovante il vaccino o la presentazione della domanda ovvero la sussistenza di motivazioni ostative (di natura prettamente medica). In caso di omessa risposta o risposta negativa i soggetti interessati vengono invitati a effettuare il vaccino.

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