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Cronaca

Coronavirus, la rabbia esonda: ristoratori in marcia su Roma

Nel giorno dell'alluvione, i Ristoratori Toscani s'incammineranno verso la sede del Governo. Intanto una parte del gruppo annuncia la chiusura: "Fatturati calati del 90%"

Sarà una protesta pacifica quella dei Ristoratori Toscana che il 4 novembre, il giorno dell'alluvione, dietro l'hashtag #contearriviamo, diventato anche lo slogan dell'iniziativa, inizieranno il 'Cammino degli inessenziali' per arrivare, tutti insieme, a piedi a Roma, davanti a Palazzo Chigi.

Un viaggio di circa dieci giorni che prenderà il via da Ponte Vecchio e richiamerà, nel suo spirito, la manifestazione pacifica portata avanti da Mahatma Gandhi contro la tassa sul sale, passata alla storia come la 'Marcia del sale'.

Su Ponte Vecchio i Ristoratori Toscana, prima della partenza, stenderanno gli striscioni con slogan che sintetizzano le proprie richieste.

Contemporaneamente, sui ponti di diverse città italiane che stanno aderendo in queste ore, i colleghi ristoratori faranno lo stesso e si uniranno simbolicamente alla manifestazione fiorentina.

Subito dopo, i Ristoratori Toscana si incammineranno lungo la via Francigena, l'antica via dei pellegrini che da Canterbury porta alla Città Santa, per arrivare davanti alla sede del Governo: insieme chiederanno al premier Giuseppe Conte di essere ascoltati.

Seconda ondata, i ristoratori: "Meglio chiuderci ora che a dicembre"

"Il nostro 'Cammino degli inessenziali' si ispira alla 'Marcia del Sale': una manifestazione pacifica e silenziosa per chiedere alle istituzioni la possibilità di poter sopravvivere. Abbiamo deciso che partiremo il 4 novembre perché questa è una data simbolica per Firenze, il giorno dell'alluvione, della città che si rimbocca le maniche e rinasce dalle macerie. Anche noi siamo pronti a fare lo stesso, siamo pronti a stringere i denti per poi ripartire. E abbiamo scelto di far partire la nostra manifestazione da Ponte Vecchio perché il ponte è un passaggio tra un oggi drammatico e un futuro più sereno", spiega Pasquale Naccari, il presidente dell'associazione Ristoratori Toscana che rappresenta 1000 aziende a Firenze e 15mila in Toscana.

Le richieste e le proposte dei ristoratori

Ai ristoratori fiorentini, si uniranno lungo il cammino, quelli di diverse città della Toscana fino ad arrivare appunto a Roma. "Abbiamo preparato un documento con le nostre richieste da consegnare a Conte - riprende Naccari -. Noi chiediamo solo la possibilità di sopravvivere, la dignità di mandare avanti le nostre aziende e di prenderci cura delle nostre famiglie. Dopo tanti anni di sacrifici, in cui grazie al nostro lavoro, siamo riusciti a trasmettere al mondo la cultura italiana del cibo e della convivialità, vogliamo essere ascoltati. Oggi, perché domani sarà troppo tardi. E' a rischio un intero sistema che verrà spazzato via a vantaggio dell'omologazione dei fast food".

Tra le proposte, che verranno rese note il 4 novembre, la sospensione di tutte le tasse, l'abbattimento del canone di affitto, un fondo perduto per il periodo in cui ci sarà chiesto di chiudere e un credito di imposta proporzionale alle perdite di fatturato.

Intanto, una parte del gruppo di imprenditori annuncia la serrata: "Lunedì in diversi imprenditori chiuderemo – sottolinea Naccari -. In centro, ma anche fuori, i fatturati sono calati del 90%. Vogliamo far capire alle istituzioni cosa sarebbe la città senza le nostre luci accese. Le persone ormai non escono più di casa. Sia chiaro, non sindachiamo sulle scelte sanitarie, non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo, ma oggi al dramma sanitario si è aggiunto quello economico e non si può più far finta di niente".

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