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Cronaca

Crisi Coronavirus, il grido della palestra: “Aperti ma vuoti, tanto vale chiudere”

Il vicepresidente dell'Asd 'Energia': “Le persone hanno paura e non vengono più: introiti dimezzati, in sala ho più collaboratori che utenti”

“Meglio chiudere che stare aperti così, sotto 'minaccia'. Gli ultimi Dpcm hanno spaventato le persone al punto che ora gli utenti e soci, semplicemente, preferiscono non venire più in palestra per timore del contagio. Così, stando aperto ma con gli ingressi più che dimezzati, vado verso la chiusura per mancanza di fondi”.

Felice Barillà è vicepresidente dell'Asd no profit “Energia”, una palestra valdarnese con un'importante e accreditata scuola di yoga e arti olistiche, danza, fitness e pesi. E come tutti i suoi colleghi, attende di capire come si muoverà, tra poche ore, il Governo. La sua attività verrà chiusa? Ci sarà il 'ristoro' promesso in conferenza stampa dal premier Conte?

“Per adesso ho preso atto e mi sono già adeguato al nuovo protocollo, emanato il 22 ottobre dal ministro Spadafora. E poi mi limito a fare i conti” risponde Barillà. Conti impietosi: “Confronto ottobre 2019-ottobre 2020, meno 60% di introiti. Confronto settembre 2019-settembre 2020, meno 65% – snocciola il vicepresidente -. Con gli attuali incassi non si riescono a compensare i costi fissi, compresi quelli per i collaboratori, visibilmente aumentati per ottemperare a protocolli e Dpcm”.

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“In un anno, introiti più che dimezzati rispetto al precedente. In un mese, l'ultimo, introiti dimezzati rispetto allo  stesso periodo dell'anno scorso – prosegue Barillà -. Questa è la realtà. Poi possiamo ricamarci sopra quanto vogliamo ma i dati, le cifre dicono che c'è un 'buco' destinato ad aumentare, perchè stando aperto, di fatto, ho spese senza incassi”.

“Senza considerare che molti soci sostenitori hanno fatto richiesta di restituzione delle quote dei mesi di lockdown, cosa che abbiamo fatto nonostante le leggi ci permettessero di agire diversamente. La previsione quindi è semplice: a fine anno si chiude per non andare definitivamente a gambe all'aria” chiosa il vicepresidente.

Nel frattempo, i costi della palestra sono già cresciuti esponenzialmente.  Ai costi fissi dell'affitto e degli istruttori, dice il vicepresidente, “bisogna aggiungere il contratto annuale per la sanificazione, le spese per i dispositivi come i misuratori di temperatura e i gel, che devono essere di un certo tipo preciso, quelle per il corso di formazione per i miei collaboratori che devono sanificare gli attrezzi, le superfici della palestra, oltre ai bagni e agli spogliatoi. Dopo ogni singola lezione. In tutto sono diverse migliaia di euro l'anno”.

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Anche ottemperare tutte le norme senza incappare in alcun errore è difficile: “Per comprendere appieno ciò che realmente è scritto nel decreto – spiega Barillà – servono un avvocato e un commercialista. A me è toccato fare così. E anche l'Asl, che è venuta a fare i controlli, va ringraziata perchè ci ha dato una mano a capire alcune cose, come il preciso tipo di gel da utilizzare”.

“In questo momento, ore 12 di venerdì 23 ottobre, in palestra, ho quattro collaboratori e tre utenti soci – aggiunge il vicepresidente –. Serve dire altro? Abbiamo partecipato al bando per la ripartenza della Regione Toscana, chiedendo circa 22 mila euro, mi hanno fatto sapere che ne arriverà il 9%. E che verrà liquidato entro il primo semestre 2021. Ho chiesto l'aiuto statale sull'affitto a fronte dei mesi di chiusura, facendo l'istanza: nessuna risposta. Ho fatto l'istanza al Credito Sportivo per il bando Coni fino a 25.000 euro a interessi zero: nessuna risposta”.

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“Il punto essenziale – conclude Barillà – è che sono stati fatti spendere i soldi messi da parte o presi in prestito, per una speranza di ripartenza. Poi però si è ripartiti col terrore e, di conseguenza, ora la gente non viene più. Così ci è stata messa la corda al collo ma si attende che ci si impicchi da soli”.

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