Nel triangolo Firenze-Prato-Pistoia consumo di suolo fino al doppio della media nazionale
Rapporto Ispra: nel 2022 Campi Bisenzio terza in Toscana per ettari “mangiati”
Con l’emergenza ancora in corso e il tanto lavoro da fare, arriverà anche il tempo delle riflessioni, con polemiche annesse. Una di quelle più urgenti riguarda il consumo del suolo, che dopo la pandemia ha ripreso a correre.
In base all’ultimo rapporto Ispra presentato pochi giorni fa, in Italia lo scorso anno c’è stata una nuova accelerata.
“Ogni secondo sono andati persi quasi 2,5 metri quadrati di terreno agricolo e naturale, cioè più di 210 mila metri quadrati al giorno, il valore più alto degli ultimi 11 anni. In dodici mesi, l’antropizzazione ha cambiato faccia a quasi 77 chilometri quadrati, il 10% in più rispetto al 2021”, si legge nel dossier dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
In Toscana il suolo ‘mangiato’ ammonta a 141.482 ettari, pari al 6,17% della superficie, al di sotto della media nazionale (7,14%) e ben distante da regioni come Lombardia (12,88%) e Veneto (11,88%).
Il triangolo Firenze-Prato-Pistoia
Tuttavia il quadro non è uniforme e se c’è un’area dove i numeri sono più preoccupanti è proprio quella del triangolo Firenze-Prato-Pistoia, la locomotiva produttiva della regione, nel quale le percentuali di suolo consumato ammontano, rispettivamente, a 7,34%, 14,28% e 10,24%. Anche se nell’ultimo anno la Città metropolitana di Firenze ha risparmiato suolo e Montale, provincia di Pistoia, con zero ettari in più è tra i Comuni virtuosi.
Un cambio di rotta forse un po' tardivo. Sull’altro fronte, invece, Campi Bisenzio è terza per incremento a livello toscano, con 8,86 ettari in più sul 2021, dietro Pisa 10,10 e Cavriglia 12,67 e ad oggi ha una percentuale di suolo consumato del 32,39%.
Logistica e grande distribuzione organizzata si legge nel dossier, sono tra le principali cause di incremento e qua la Toscana con il 4,5% sul totale del suolo consumato ha un dato leggermente superiore rispetto al nazionale che è del 4,2%.
C’è poi un problema di fragilità riguardante la conformazione morfologica della regione: quasi un terzo della superficie coperta da edifici ricade in area a pericolosità da frana (31,% mentre la media italiana è dell’8%) e un quarto in area a pericolosità idraulica media (23,8% contro il 12% nazionale).
E appunto, ricorda ancora l’Ispra nel rapporto, “il consumo di suolo incide anche sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico, oltre 900 - in un solo anno - gli ettari di territorio nazionale reso impermeabile nelle aree a pericolosità idraulica media, e provoca la costante diminuzione della disponibilità di aree agricole eliminando in 12 mesi altri 4.800 ettari, il 68% del consumo di suolo nazionale”.
Rapporto Ispra sul consumo di suolo 2023
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