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Cronaca

Consip: Riesame reintegra Scafarto, non taroccò le prove con dolo

Il capitano dei carabinieri accusato di depistaggio era stato sospeso

E' stata annullata l'interdittiva dal servizio per il capitano dei carabinieri, Gianpaolo Scafarto. Nei giorni scorsi i difensori del militare, Giovanni Annunziata e Attilio Soriano, avevano presentato istanza al tribunale del Riesame. La misura interdittiva era stata emessa nell'ambito dell'inchiesta Consip in cui lo stesso Scafarto è indagato (insieme al colonnello Alessandro Sessa) per falso, rivelazione del segreto d'ufficio e depistaggio. Nei confronti dell'ufficiale il provvedimento era stato emesso il 25 gennaio scorso. La sospensione era prevista per un anno. 

Scafarto era stato tirato indirettamente in ballo dallo stesso Matteo Renzi: "Chi prova a fabbricare prove false deve risponderne e pagare", aveva detto. I pm di Roma hanno presentato ricorso: per loro non c'è nulla di involontario nella condotta dell'ufficiale dei carabinieri del Noe, nella convinzione "che l'ufficiale dei carabinieri abbia avuto la finalità di dimostrare il coinvolgimento, nell'indagine Consip, di Tiziano Renzi, e l'interesse a interferire nelle indagini da parte del figlio Matteo, allora premier".

Per i giudici della libertà, invece, quanto attribuito dai pm a Scafarto nella gestione delle indagini Consip "non è una chiara dimostrazione del dolo", perché "le evidenze istruttorie consegnano invece una realtà diversa che induce a propendere per l'errore involontario che l'esperienza giudiziaria permette di riscontrare quotidianamente nelle informative di pg".

Quanto al reato di depistaggio, per il tribunale "appare singolare che Sessa (il superiore gerarchico) e Scafarto lo abbiano commesso alla presenza di altri ufficiali dei carabinieri che si trovavano come i due indagati in attesa di essere ricevuti dal generale Pascali".

Il nodo della complessa vicenda parte sempre dall'attibuzione, in una informativa, di una frase pronunciata dall'ex parlamentare Italo Bocchino, ad Alfredo Romeo. Rispetto poi al presunto depistaggio Scafarto per i pm avrebbe provveduto a disinstallare dal cellulare del colonnello Sessa e su richiesta dello stesso l'applicazione di messaggistica whatsapp.

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