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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico / Piazza dell'Olio

Attentato in curia del 2011: Baschini condannato a 12 anni, rimane l’incognita movente

L'uomo è stato condannato a 12 anni e sei mesi di reclusione per aver sparato al collaboratore dell'arcivescovo. Ancora oscuro il movente del gesto

Ieri Elso Baschini  è stato condannato a dodici anni e sei mesi di reclusione dal collegio del tribunale di Firenze, presidente il giudice Maria Teresa Scinicariello, dopo che la sera del 4 novembre 2011 sarebbe entrato nel cortile della curia in piazza dell’Olio sparando a un collaboratore dell’arcivescovo Giuseppe Betori.

L’uomo, 75 anni, originario di Udine ma da tempo residente a Firenze, si sarebbe introdotto nel palazzo arcivescovile, approfittando del cancello rimasto aperto per far entrare l’auto con a bordo il cardinale Betori e il suo segretario don Paolo Brogi,  qui li avrebbe affrontati armato di pistola. Baschini chiese di parlare con l’arcivescovo poi ferì don Paolo Brogi, sparandogli un colpo di pistola all'addome, infine puntò l'arma alla testa di Betori minacciandolo prima di fuggire.

Il pm, Giuseppina Mione, aveva chiesto 9 anni di carcere. Baschini, conosciuto alle forze dell'ordine da quasi 40 anni, la sua prima rapina risale agli anni '70, si è sempre dichiarato innocente. Lo ha fatto anche ieri mattina, in una dichiarazione spontanea, definendo ''uno spergiuro'' Mohamed Kahoul Toufik, l'ex amico marocchino le cui affermazioni permisero alla polizia di indirizzare le indagini proprio su Baschini, fermato la notte del 17 dicembre 2011.

MOVENTE - Il pm ieri ha ribadito che non è chiaro il movente, ''solo lui potrebbe spiegarcelo'', così come tutto sarebbe stato più facile se fosse stata trovata la pistola, una 7,65, che per l'accusa l'uomo avrebbe nascosto. Gli inquirenti, per diversi giorni dopo l'attentato, brancolarono nel buio: Betori e don Paolo (a cui i medici non hanno potuto estrarre il proiettile fermatosi a pochi millimetri dalla spina dorsale) hanno sempre detto di non aver mai ricevuto minacce prima del 4 novembre 2011. Così come in aula non riuscirono a fare un riconoscimento certo dell'uomo che, quando fu fermato si era tinto i capelli e tagliato la barba, ma che era molto somigliante all'identikit fatto grazie alla ricostruzione del cardinale nonostante il buio in cui tutto si svolse in pochi secondi. Qualche giorno dopo l'attentato si presentò una testimone, un'avvocatessa, dichiarando che dal cancello della curia, dopo lo sparo, non aveva visto uscire nessuno.

Circostanza, come ha ricordato ieri Mione che ha smontato quella testimonianza, spinse gli inquirenti a indirizzarsi verso persone che potessero avere un movente preciso. Vennero così messe sotto la lente d'ingrandimento tutte le persone vicine all'arcivescovo, anche con l'uso delle intercettazioni, alcune delle quali sono finite negli atti del processo.

''Oggi - ha detto dopo la sentenza l'avvocato Paolo Ghetti che rappresentava le parti offese - viene riconosciuta la correttezza e la linearità di Betori e di don Brogi''. Ghetti a nome dell'arcivescovo aveva chiesto il risarcimento per danni morali di un euro. Risarcimento che il giudice ha riconosciuto così come ha deciso una provvisionale di 20 mila euro, subito eseguibile, per don Paolo. L'avvocato Cristiano Iuliano, difensore di Baschini, ha invece annunciato che ricorrerà in appello contro la condanna inflitta, ha detto in tribunale, a un uomo che aveva tutte le condizioni, e soprattutto un passato, per essere sospettato ''ma che invece è innocente''.

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