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Cronaca

Concorso 'truccato' per cardiochirurgia, chiuse le indagini: 10 indagati

Rischiano il processo, tra gli altri, il rettore Lugi Dei e l'ex dg di Careggi Monica Calamai

La procura di Firenze ha chiuso le indagini sulle presunte irregolarità nella procedura di selezione per la chiamata di un professore associato di cardiochirurgia del dipartimento di medicina sperimentale e clinica dell'Università di Firenze.

Dieci le persone indagate: il rettore dell'ateneo fiorentino Luigi Dei, l'allora direttore generale dell'Azienda ospedaliero universitaria di Careggi Monica Calamai, l’ex prorettore Paolo Bechi.

E poi: il direttore del dipartimento oncologico Marco Carini, il responsabile del dipartimento di medicina sperimentale Corrado Poggesi, il professor Niccolò Marchionni, direttore del dipartimento cardiovascolare e i tre componenti della commissione giudicatrice: il professore Tiziano Gherli e i colleghi Andrea Maria D’Armini e Roberto Di Bartolomeo.

Oltre al professor Pierluigi Stefàno, chirurgo di fama internazionale, al quale nel dicembre 2018 è stata assegnata la cattedra: secondo l'accusa, il bando sarebbe stato “cucito su misura” per lui.

I reati contestati dai pm Luca Tescaroli e Angela Pietroiusti, a vario titolo, sono quelli di tentata concussione in concorso e abuso d'ufficio in concorso.

A far partire le indagini, l’esposto firmato da Sandro Gelsomino, ex cardiochirurgo di Careggi e ora ordinario all’Università di Maastricht, unico concorrente per quello stesso ruolo.

Per mesi al vaglio degli inquirenti sono finiti non solo leggi e regolamenti, ma anche verbali, documenti e mail.

Secondo la procura diretta da Giuseppe Creazzo – specifica il Corriere Fiorentino - l'ex direttrice Calamai avrebbe “promosso il progetto di unificazione della Cardiochirugia universitaria con quella ospedaliera e assicurato il finanziamento”.

Inoltre sempre l'ex dg avrebbe fatto “pressioni e sostenuto insieme al rettore Dei il primario Stefàno per il ruolo di associato”.

In attesa del concorso, in due occasioni, tra il 2015 e il 2016, Bechi, Poggesi e Carini avrebbero poi tentato di costringere un associato di chirurgia cardiaca perché condividesse pubblicazioni e firma con Stefàno: “Lo minacciavano: se non avesse accettato, sarebbe stato tagliato fuori e marginalizzato”.

Il professore respinse la richiesta e “di fatto — si legge nel capo di imputazione — fu escluso quasi completamente dall’attività chirurgica”.

Infine il bando di concorso, tagliato, secondo l’accusa, sui requisiti di Stefàno, in barba ai principi di imparzialità, trasparenza sanciti dalla Costituzione e ai criteri per la chiamata dei professori ordinari e associati fissati dall’Ateneo fiorentino.

Marchionni, Poggesi e lo stesso Stefano avrebbero partecipato alla redazione del bando “individuando i requisiti previsti per i candidati e i criteri di valutazione che avrebbe dovuto adottare la commissione giudicatrice”.

Infine, avrebbero indicato “preventivamente ai commissari Stefàno come il vincitore della selezione, a prescindere da ogni valutazione di merito”.

Sullo stesso concorso c'è stato anche un ricorso alla giustizia amministrativa: il Tar non ha ravvisato profili di illegittimità.

Per i giudici contabili, l’aggiudicazione della cattedra a Stefàno è stata legittima.

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