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Cronaca

Inchiesta Corte dei Conti: il Comune mette in mora 3mila dipendenti

La Corte dei Conti e il ministero dell'Economia contestano indennità in busta paga per oltre 9 milioni di euro. Palazzo Vecchio ha deciso di riprenderseli e da dicembre 2013, pensando ad una rateizzazione del dovuto per un massimo di 72 tranche

Tra l’amministrazione comunale e i dipendenti di Palazzo Vecchio, giocando al ribasso con le parole, non scorre buon sangue. Non si contano, oramai, i presidi dei lavoratori in piazza della Signoria nei lunedì di consiglio comunale. Con i mesi che passano e il tema che non muta: il contratto decentrato, e quella dieta ferrea e cocente imposta dalla giunta Renzi ai premi incentivanti, agli straordinari e alle festività. Tagli, insomma, e proteste. Fin qui tutto noto, da copione. La novità grossa di questi giorni non riguarda il futuro ma prende le mosse dal passato, e gli effetti si faranno sentire nell’immediato presente. Sì perché il Comune di Firenze ha deciso di mettere in mora oltre 3mila dipendenti. Per l’esattezza sono 3.233 le busta paga a cui la Corte dei Conti il ministero dell’Economia contestano l’accumulo di alcune indennità non dovute. Per questo Palazzo Vecchio è corso ai ripari e con una decisione improvvisa ha scelto di farseli restituire fin dal dicembre 2013, pensando anche ad una rateizzazione del dovuto per un massimo di 72 tranche.

NUMERI – La cifra complessiva fuori sacco si aggira sui 9 milioni di euro (per l’esattezza 9 milioni e 30.309 euro) e per come stanno le cose non incomberà su tutti i lavoratori coinvolti alle stesso modo, così come spiega Repubblica ed. Firenze:

Dei dipendenti coinvolti 2.354 sono assunti a tempo indeterminato (ma 508 non sono più in  servizio) e 688 a tempo determinato, di cui solo 37 ancora in servizio. Tra questi ci sono 342 persone che hanno contratto un "debito" inferiore ai 100 euro, 1.272 dovranno restituire fino a mille euro, 1.083 da mille a cinquemila euro, 463 da 5 fino a 10mila mentre 217 lavoratori superano quota diecimila euro.  Al top c’è chi ha accumulato attraverso il cosiddetto "salario accessorio" 18.379 euro che, suddivisi su sei anni, significano 255 euro al mese da restituire a Palazzo Vecchio, un piccolo mutuo. I sindacati sono già in fermento, sia la Rsu che i segretari fiorentini di Cgil, Cisl e Uil considerano “immotivata e d’inaudita gravità la pretesa del Comune di recuperare 9 milioni dalle tasche dei dipendenti” e chiedono alla direttrice  generale del Comune Antonella Manzione di non fare inoltrare le lettere dall’ufficio Risorse umane.  Una diffida vera e propria, insomma, di  fronte  a cui Palazzo Vecchio spiega di non avere nessuna intenzione di creare disagi. “E' stata imboccata una strada obbligata”, sostiene il Comune, “visto  che la Corte dei  Conti imponeva la messa  in  mora e la fissazione di tempi certi per il recupero”.  

L'INDAGINE DELLA CORTE DEI CONTI

PDL E FRATELLI D’ITALIA “Non devono essere i dipendenti a pagare per errori non imputabili a loro: l’azione promossa dall’amministrazione comunale è ingiusta. Un dipendente non è tenuto a sapere quando riceve la busta paga se gli accordi sindacali siglati da altri in suo nome siano o no regolari”. Questo il commento da parte dei capigruppo di Fratelli d’Italia Stefano Alessandri e del Pdl Marco Stella sulla vicenda. “Laddove venissero confermate irregolarità negli accordi sindacali siglati alcuni anni fa, non sarà certo sui dipendenti che l’amministrazione dovrà rifarsi; altri sono i soggetti responsabili di quegli accordi e a loro va chiesto conto, nel caso, del proprio operato” hanno aggiunto i due esponenti del centrodestra. “Ci auguriamo che l’amministrazione comunale voglia rivedere le proprie posizioni, e che i dipendenti vengano tutelati scongiurando danni a loro carico”.

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