rotate-mobile
Cronaca Centro Storico

"Se è cieco non può firmare", cliente discriminato e risarcito

E' successo in un negozio Tre vicino a SMN. Protagonista Giulio Paternò, 75 anni. La commessa ha giudicato la cecità un impedimento ma il tribunale ha condannando l'azienda a 1500 euro di risarcimento. "Mi sono sentito umiliato, offeso e deriso"

“Non vedente discriminato dalla compagnia telefonica Tre”. La storia è stata raccontata questa mattina su Redattore Sociale: si è svolta a Firenze, circa un mese fa, in un punto vendita della compagnia di telefonia mobile a pochi passi dalla stazione di Santa Maria Novella. Protagonista della vicenda Giulio Paternò, 75 anni, non vedente (la vista, come è scritto nell’articolo, se ne andata negli anni Ottanta dopo un delicato intervento finito male) nell’esercizio per acquistare una scheda telefonica.

E qui l’inghippo, come scrive Redattore Sociale:

L’acquisto è andato avanti regolarmente fino a quando si è arrivati al momento della firma del contratto del nuovo numero telefonico. “Lei non ci vede, non può firmare il contratto” avrebbe detto la commessa della Tre al signor Paternò, il quale, inizialmente disorientato, ha portato a conoscenza della commessa la legge 18 del 3 febbraio 1975, secondo cui “la firma apposta su qualsiasi atto, senza alcuna assistenza, dalla persona affetta da cecità, è vincolante ai fini delle obbligazioni e delle responsabilità connesse”. In sostanza, la firma del non vedente sarebbe stata valida a tutti gli effetti anche senza la presenza di testimoni.

Nonostante le informazioni fornite da Paternò, la commessa sarebbe rimasta sulle sue posizioni, continuando a ripetere che quel contratto, in assenza di testimoni, non poteva essere firmato vista la cecità del cliente. Paternò ha allora proposto alla signora di leggergli l’intero contratto, oppure, in alternativa, di firmare un documento privato nel quale il cliente si sarebbe assunto ogni responsabilità di firma. Ma neanche queste due proposte hanno trovato d’accordo la commessa, che non avrebbe minimamente indietreggiato, costringendo Paternò a lasciare il negozio senza nessun contratto in tasca.
Il non vedente fiorentino comincia così la sua battaglia legale, sostenuto dall’avvocato Sara Caloni, che presenta ricorso contro la Tre accusandola di discriminazione. La compagnia telefonica si mette in contatto con l’avvocato, tentando di scusarsi e cercando di trovare un accordo.

Ma il signor Paternò non molla e decide di continuare la causa. Dopo alcuni mesi di battaglie legali, pochi giorni fa è arrivata la sentenza del tribunale che ha condannato la compagnia telefonica ad un risarcimento di 1.500 euro al signor Paternò. Che oggi è soddisfatto, ma non dimentica la discriminazione subita: “Mi sono sentito umiliato, offeso e deriso, non mi era mai accaduta una cosa del genere”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Se è cieco non può firmare", cliente discriminato e risarcito

FirenzeToday è in caricamento