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Cronaca

Chiude libreria, era punto di riferimento del quartiere: “L'affetto delle persone la cosa più bella”

Giù il bandone per un luogo di aggregazione che da otto anni animava un quartiere difficile: “Impossibile andare avanti da solo”

Ce l'ha messa tutta, alla fine però ha dovuto cedere. Troppo alti i costi di gestione e troppo impegnativo, al limite dell'impossibile, gestire tutto da solo, unico socio-lavoratore rimasto della cooperativa Materiali Resistenti, messa in piedi dopo la chiusura della libreria Edison di piazza della Repubblica avvenuta nell'ormai lontano novembre 2012. Un manipolo di ex dipendenti che riuscirono a far nascere, in tutt'altro quartiere, 'Marabuk', in via Maragliano, tra Novoli e San Jacopino. Un luogo che negli anni era diventato molto più di una semplice libreria.

“Dopo otto anni, questa avventura finisce”, ammette Vincenzo Noce. Ormai da quasi due anni è lui che, solo, doveva occuparsi di tutto: bilanci, rapporto con i fornitori e, soprattutto, la cosa a cui, da buon librario, tiene di più, il rapporto con i "lettori", tutt'altro che semplici clienti consumatori.

Una libreria indipendente, Marabuk, con testi che spaziavano dalla politica, all'economia, alla narrativa, alla saggistica. Non i soliti best seller in vista nelle librerie di grido del centro. Ma anche cucina e libri per bambini, gettonatissimi.

Il Covid e l'impennata dei prezzi

“L'anno del Covid è andato incredibilmente bene. I problemi sono arrivati dopo, a medio lungo termine. Sono cambiate le abitudini di consumo, le persone acquistano on line e vogliono tutto e subito. Molti in libreria non entrano più”, racconta Vincenzo, oggi 53enne. Mazzata finale, la guerra in Ucraina, il carovita e l'inflazione alle stelle, con i libri relegati in basso nella scaletta degli acquisti quando c'è da mettere insieme pranzo, cena e bollette.

Nella libreria, su due piani, trecento metri quadri in tutto, adesso è tutto a metà prezzo. Anche i libri didattici per bambini, andati letteralmente a ruba. “Vendo pure le scaffalature, ne parlavo ora al telefono con una scuola”, dice attaccando il cellulare.

'Affittasi'

Nei prossimi giorni, all'esterno, comparirà il famigerato cartello 'Affittasi'. Nemmeno le ultime iniziative, come la sorta di 'abbonamento' lanciato lo scorso anno (un prefinanziamento da scalare via via con l'acquisto di libri), pur molto partecipato, hanno potuto invertire la rotta.

Entro metà giugno al più tardi, dunque, sulla Marabuk calerà il sipario. Giù il bandone. “L'affetto e la vicinanza del quartiere sono stati commoventi. Tanti mi chiedono come aiutare e vogliono sapere cosa farò adesso, è la cosa più bella”, prosegue Vincenzo.

La voce tradisce emozione ma la determinazione non manca e la volontà è quella di rilanciarsi in una nuova realtà, nel medesimo quartiere, dove Vincenzo è ormai quasi un'istituzione. “Voglio farlo per non lasciare cadere l'esperienza maturata in tutti questi anni. Lo devo anche ad un'amica che non c'è più, Maria, che fino all'ultimo mi è stata vicina”. L'auspicio di tutti, ovviamente, è che ce la faccia.

"Un reddito e un luogo di socialità"

“Quando aprimmo non pensavamo certo di arricchirci con una libreria. La volontà era quella di avere un reddito e al tempo stesso creare un luogo di aggregazione sociale in un quartiere marginale”, spiega ancora l'uomo. Non di rado, nell'ampio spazio interno, capitava di incontrare mamme con i bimbi. Al piano rialzato c'era anche uno spazio usato per dibattiti e presentazioni di libri, spesso molto partecipati.

Una chiusura evitabile? Chi lo sa. Dal Comune, in particolare dalla vicesindaca e assessora alla cultura Alessia Bettini, spiega il librario, sono arrivate “vicinanza e affetto”. Non sono bastati. È la legge del mercato, bellezza.

Ancora una chiusura: "Quartieri desertificati" / FOTO

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