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Cronaca

Caso Solazzo, la sorella Alessandra: "Ora inchiesta vera. David aveva scelto progetto breve per tornare presto e sposarsi"

Dopo la riapertura dell'inchiesta a Roma, parla la sorella del cooperante fiorentino trovato morto in circostanze oscure tre anni fa a Capo Verde

"Finalmente ho una sensazione positiva, anche se più che di riapertura bisognerebbe parlare di apertura dell'inchiesta". Dopo che il tribunale di Roma ha deciso di riaprire l'indagine sulla morte di David Solazzo, il cooperante fiorentino trovato senza vita a Capo Verde ormai tre anni fa in circostanze mai chiarite, sua sorella Alessandra rompe il silenzio e spiega: "La scorsa settimana ero con i miei genitori in aula nella Capitale e, dopo la discussione del nostro avvocato, abbiamo finalmente avvertito l'attenzione di un giudice nei confronti di questo caso. Ora da parte nostra, per quanto stremati, c'è un cauto ottimismo".

La riapertura del caso

In effetti, l'inchiesta sul decesso del fratello rischiava di chiudersi ancor prima di iniziare veramente. Invece, l'opposizione all'archiviazione presentata dall'avvocato Giovanni Conticelli ha sortito il suo effetto, ha convinto il giudice e adesso gli inquirenti romani avranno sei mesi a disposizione "per cercare di fare quelle indagini che non sono mai stato fatte finora - spiega Alessandra - nè a Capo Verde nè in Italia". Secondo la sorella della vittima, principalmente a causa "della mancata collaborazione delle autorità di Capo Verde".

David_Solazzo

Ed effettivamente, senza l'impulso delle indagini difensive dell'avvocato Conticelli, in mano agli inquirenti (romani) oggi ci sarebbe poco o nulla. "E' un caso criminale avvenuto all'estero, la distanza geografica è un ostacolo già di per sè. Dovrebbe essere l'autorità giudiziaria a indagare sul caso e informare la famiglia. Invece in questo caso è stato il contrario" chiosa Alessandra, secondo cui è totalmente "mancata la cooperazione internazionale e questa è una questione che purtroppo non riguarda solo mio fratello, è un problema sistemico che, nel mondo globalizzato, andrebbe affrontato".  

I mancati accertamenti a Capo Verde

"Quello che noi proprio non capiamo - spiega poi entrando nel merito della questione - è l'immediato dissequestro dell'appartamento, l'assenza dei rilievi di polizia giudiziaria, la sbrigativa ricostruzione di un incidente domestico" che le indagini difensive della famiglia Solazzo condotte dall'avvocato Conticelli hanno però già escluso. "Insomma, la catena di estreme leggerezze nel condurre le prime indagini", cioè quelle più importanti ai fini probatori.

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I familiari e l'avvocato hanno quindi tentato di correggere il tiro, spiega Alessandra "ma era già passato del tempo, troppo tempo per effettuare certi atti e accertamenti". Probabilmente era già tardi quando il caso è passato come 'incidente domestico' dalla locale procura a quella generale de La Praya, la quale ha impiegato a sua volta altro tempo per convertire quell'indagine in un 'caso criminale'. Dopodiché, il caso dovrà attraversare l'oceano per giungere a Roma, tra non poche traversie, dove peraltro ha rischiato di impantanarsi.

Perché David è morto?

E' chiaro che, per Alessandra, David sia stato ucciso. Ma perché? E da chi? "Noi escludiamo motivi politici dietro la morte di David" sottolinea. "Non aveva problemi con la popolazione, era ben accetto e benvoluto e il Coispe, la onlus per cui stava sviluppando un progetto rurale della durata di sei mesi, ha buona fama. Inoltre David era già stato a lungo in Africa, sapeva come muoversi". E avrebbe saputo cogliere certi segnali. "Altra cosa che non possiamo escludere è la volontà omissiva nelle indagini di Capo Verde" aggiunge la sorella di David. Ma per 'coprire' cosa, chi?

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"Abbiamo sempre ritenuto erronea l'ipotesi dell'incidente domestico - dice Alessandra - e sospettato la presenza di una terza persona" . La quale, con ogni probabilità, conosce la risposta alla domanda intorno a cui ruota tutta la vicenda. Di certo "David non era solo nell'androne - aggiunge la sorella della vittima - c'era qualcun altro", conosciuto o sconosciuto che fosse. Ma più di questo, non è dato sapere.

Il progetto di vita

"David aveva lavorato per anni in Angola con la Fao. - racconta commossa Alessandra Solazzo - Un'esperienza meravigliosa che lo aveva fatto crescere tanto, a livello umano e professionale. Mio fratello era entusiasta, quello era il suo settore, lavorava per ciò in cui credeva".

In Africa "David non aveva timori, era inserito in un bel network, ci è stato a lungo. Quello di Capo Verde era un progetto di sei mesi, gli piaceva molto. Era contento". David aveva scelto quel progetto anche per la durata, "perché voleva tornare presto e sposarsi" accenna Alessandra che, da due anni, ha avviato delle importanti iniziative in ricordo di David.

"Insieme a Coispe e Università di Firenze e col sostegno del Comune - conclude - abbiamo istituito una borsa di studio e un premio di laurea sulla sostenibilità ambientale e la diversità bioculturale. E' un impegno parallelo alla nostra lotta per ottenere verità e la giustizia per David".

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