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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

I cappelli di paglia fiorentini

All'inizio erano di uso esclusivo dei contadini, poi divennero popolari tra i membri della borghesia e della nobiltà

Come molte cose anche il cappello di paglia nacque ad uso esclusivo dei contadini. Lo usavano - e usano - per coprirsi dal sole durante le lunghe ore di lavoro. Firenze era molto attiva nella produzione questi cappelli (a Signa c’è il Museo della Paglia e dell’Intreccio dove sono custoditi molti manufatti rari). Quasi da un giorno ad un altro i cappelli divennero molto popolari negli ambienti borghesi e tra le dame dell’aristocrazia. Divenne un cappello di lusso realizzato da artigiani fantasiosi che confezionavano con la paglia fiorentina dei piccoli capolavori.

La paglia era di grande qualità e superava ogni concorrenza: veniva raccolta prima della maturazione delle spighe, nel periodo di marzo.

Riguardo alla loro lavorazione, nella Toscana del '500 si raggiunse un tale livello di raffinatezza che il Granduca Cosimo I ne mandò in dono numerosi esemplari anche a vari sovrani d’Europa.

Con il passare degli anni le tecniche si raffinarono, alcuni artigiani si specializzarono nella tintura della paglia, altri invece iniziarono a costruire le prime macchine per fare le trecce.

Dopo la seconda guerra mondiale l’industria della paglia ebbe un drastico declino, negli anni ’50 si ebbe un lieve aumento di produzione, ma ormai le mode erano cambiate.

Si trovano ancora nei negozi e nei mercatini alcuni modelli realizzati secondo l’attica tecnica.

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