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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Braccialetti ai polsi dei dipendenti". La UilTucs accusa Obi

Ancora non è noto se saranno utilizzati nel punto vendita di Sesto Fiorentino. Il sindacato: "Lavoratori come carcerati, no al ricatto contrattuale"

"Braccialetti rossi cercapersone ai dipendenti dell'Obi". A gridare l'allarme su ciò che potrebbe accadere nell'azienda della grande distribuzione "fai da te" è Marco Conficconi, segretario generale del sindacato UilTucs Toscana, che parla di una "prevaricazione umiliante che ha il gusto della sottomissione, della costrizione, non certo dell’efficienza professata dall’azienda”.  “Non sappiamo, almeno al momento - sottolinea Conficconi - se Obi abbia o meno intenzione di applicare questa nuova tecnologia anche ai polsi delle lavoratrici e dei lavoratori dei negozi situati in Toscana. Sappiamo però che per quanto riguarda la UilTucs Toscana chiederemo all’azienda di confrontarsi con noi per cercare soluzioni ai numerosi problemi dei lavoratori e per conoscere i piani di sviluppo della società, non certo per deprimere e svilire chi lavora”.

La UilTucs stigmatizza la pratica, parlando di apparecchi che "ricordano molto quelli pensati per i carcerati, più che per dei commessi. "La situazione è allarmante perché è denigrante. Per comprenderne l’assoluta gravità – aggiunge Conficconi – l’azienda Bbc srl (proprietaria di Obi) ha dichiarato di avere ‘l’esigenza di ottimizzare le risorse in sala vendita’. In realtà altro non fa che monitorare i lavoratori tenendoli in una condizione umiliante: ci saranno pulsanti in tutta la superficie del negozio in punti ben visibili alla clientela e il cliente premendo chiamerà il commesso al suo servizio. Al lavoratore, cosa molto grave, si attiverà una vibrazione che sarà interrotta solo e soltanto al momento del suo arrivo alla postazione dalla quale il cliente ha chiamato”, in una corsa che, per il sindacato, "rischia di trasformarsi quindi in una gara a chi prima arriva a mo’ di gioco della bandierina".

Altra questione da non sottovalutare, secondo il sindacato, è il fatto che “il software ha la funzione di prendere nota del settore da dove è partita la chiamata e il tempo di attivazione (quindi la durata dell’apertura chiamata) così da permettere ‘in modo statistico’, secondo Obi, di ‘comprendere al meglio quale sia il settore in cui la nostra clientela richiede più interventi’. In realtà si rischia di trasformare il sistema in uno strumento che va a ledere i diritti dei lavoratori e costringe, in particolare i precari, a una risposta stressante”, sottolinea ancora la UilTucs. Una risposta che potrebbe a loro insaputa diventare “il metro di misura per un futuro eventuale rinnovo del contratto oppure di una velata causa di licenziamento".

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