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Cronaca

L'attrice fiorentina sul set con Argentero: "Stufa di essere bella"

"Chiudi gli occhi e guardami": fa discutere il monologo del regista Silvestri. Parla la giovane emergente Bianca Panconi

Giovane e bella, tanto da cercare in qualche modo di ribellarsi a quella dote che troppo spesso l'ha fatta sentire apprezzata solo superficialmente. Si chiama Bianca Panconi ed è un'attrice emergente fiorentina: ha 20 anni ed è nata e cresciuta a Firenze, anche nella recitazione. Ha già partecipato a lavori importanti, come la fiction "Doc nelle tue mani", con Luca Argentero: le prime puntate sono andate in onda ad aprile su Rai 1. 

Ha iniziato con i musical, e dall'età di 8 anni studia nella scuola di recitazione "I teatri dell'invasione" guidata da Stefano Silvestri, regista e sceneggiatore abruzzese di nascita ma fiorentino di adozione con numerose esperienze alle spalle, da sempre suo mentore e che ha scritto un testo ispirato a lei: "E' un monologo figlio dei nostri tempi, - spiega Silvestri - dove c'è un personaggio disilluso che crede che il mondo si accorga della bellezza solo di fronte a qualcosa di ineluttabile, senza ritorno, come la situazione che stiamo vivendo. Il personaggio, spinto di impeti giovanili, auspica che le persone possano riscoprire una bellezza che non è solo quella degli occhi". 

Bianca risponde con delicatezza e grande umiltà. Tutto il contrario di ciò che ci si immaginerebbe da chi ha iniziato a frequentare i set del cinema, e che ha avuto delle esperienze anche come modella. Il monologo di cui è protagonista si chiama "Chiudi gli occhi e guardami".

Com'è nato questo lavoro?

"Questo monologo lo sento molto mio, è nato da un sentimento che ho confessato al mio maestro: sentivo il bisogno di andare più in profondità nei rapporti umani. Con la sua capacità di ascoltare Stefano Silvestri lo ha trasformato in un testo che oggi abbiamo deciso di pubblicare in un monologo. Vorrei valorizzare la bellezza interiore, non quella esteriore. Mi rendo conto che sia strano sentire una persona che dice 'sono stufa di essere bella', ma è il simbolo della difficoltà ad entrare in profondità con le persone. Non ha senso vivere non conoscendoci davvero: per questo nel monologo si dice che sarebbe bello vivere in delle scatole di cartone e potersi conoscere senza vedersi". 

Il monologo parla anche del modo in cui tu hai vissuto questo periodo?

Questo periodo mi ha dato l'occasione di stare un po' con la mia famiglia: tra l'università che frequento a Pavia, al secondo anno di psicologia, e i lavori che sto facendo a Roma vivo in treno e non ci sono mai. Ho sentito la necessità di stare vicina a persone con cui ho rapporti reali, quelli per cui vale la pena, e distanziarmi da quelle con cui ho rapporti più superficiali. Molte persone che conosco non mi aspettavo che condividessero questo mio stesso pensiero. Spero che questo monologo sia uno spunto di riflessione per molti.

Cosa è cambiato e cosa cambierà nella tua vita?

Ho visto miei coetanei ragionare in modo più profondo, mi auguro che l'emergenza del coronavirus abbia dato almeno questo risvolto positivo umano. Adesso è forse più possibile ascoltarci. Devo dire che la fase 2 mi dà più ansia della fase 1, non ci sono certezze: mi basterebbe sapere quando questa situazione finirà, anche se fosse fra un anno. Così non è possibile sognare. 

Diventare attrice è sempre stato un tuo sogno?

Non avevo l'ardire di sperare che potesse diventare una carriera, quella dell'attrice, come (incrociamo le dita) sembra possa diventare. Ho sempre recitato perché mi piace e mi fa stare bene.

Prossimo lavoro?

Ho fatto un film che si chiama "Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma", di Giulio Base. Sono protagonista insieme a un gruppo di ragazzi: dovrebbe uscire entro la fine dell'anno. E poi dovremo finire di girare altre quattro puntate della serie "Doc nelle tue mani", che a 10 giorni dalla fine delle riprese siamo stati costretti ad interrompere per l'emergenza coronavirus.

E per il futuro cosa ti piacerebbe fare?

Mi appassiona l'emozione, potersi mettere nei panni di altre persone, personaggi che non esistono. Non è un caso che studi psicologia. Il cinema, comunque, è la cosa che mi piace di più.

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