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Cronaca

Università, bando pilotato nel Sum: il 15 novembre la sentenza

Il bando sarebbe stato ricamato per assegnare a un professore una cattedra di filologia romanza. La sentenza è attesa per il prossimo 15 novembre

E’ attesa per il prossimo 15 novembre la sentenza del processo riguardo a un concorso truccato nella scuola di alta formazione post-universitaria (SUM), per  cui il pm Giulio Monferini ha chiesto la condanna a due anni e sei mesi di carcere di Aldo Schiavone, 68 anni, docente di diritto romano, e a un anno e otto mesi del professor Alberto Varvaro, 78 anni.

La richiesta di condanna arriva in quanto il bando di concorso per la cattedra di filologia romanza dell'istituto di Scienze Umane di Firenze e Napoli sarebbe stato ricamato sul profilo professionale di Varvaro, che ne aveva conosciuto in anteprima i contenuti dal direttore Schiavone.

Invece, per altri docenti ingaggiati al Sum e accusati dello stesso reato, il pm Monferini ha chiesto l'assoluzione "perché il fatto non sussiste", anche perché non si sono raggiunte prove della loro colpevolezza: l'accusa ha considerato quindi innocenti i professori Leonardo Morlino e Guido Alberto Martinotti e due componenti della commissione giudicatrice, i già rettori di Firenze e Napoli Augusto Marinelli e Guido Trombetti (il terzo era lo stesso Schiavone). I fatti risalgono al 2006. 

La notizia che doveva rimanere riservata, cioé il profilo professionale del bando, è stata oggetto di mercanteggiamento - ha detto nella requisitoria il pm Giulio Monferini - questo è il punto del processo che emerge dalla documentazione in sequenza raccolta nelle indagini. Così facendo, i principi di trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione sono stati calpestati ed è stata inficiata la genuinità del concorso, che è stato finto". E ancora, il pm ha sottolineato che "il professor Schiavone ha rivelato la notizia e chi l'ha recepita la trasformò in bando", osservando anche che "trattandosi di un istituto di alta formazione ci si sarebbe aspettato che tutto il mondo accademico fosse coinvolto nella selezione dei docenti, invece non se ne fece nulla e rimase cosa tra amici", "cosa loro, una torta da ripartire senza rischiare nulla".

"E' molto triste - ha anche detto Monferini - che gente di alta cultura e alle soglie della pensione si sia messa d'accordo per accaparrarsi posti di eccellenza senza rischi, anziché rimettersi in gioco". Il processo contemplava anche un'ipotesi di abuso d'ufficio per il professor Martinotti (l'unica accusa di questo tipo tratta a Firenze dopo lo stralcio di altre posizioni verso il tribunale di Roma, città dove i decreti di nomina dei vari docenti vennero firmati).

L'inchiesta della procura fiorentina, con la guardia di finanza, partì dall'esposto della professoressa candidata alla cattedra, alla quale risultò strano che non fosse fatta una valutazione comparativa dei curriculum e che nella commissione giudicatrice (Schiavone, Marinelli e Trombetti) non ci fosse nessun esperto di filologia romanza.
 

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