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Cronaca

Crac Ginori, la Corte d'Appello 'sgonfia' le accuse e proscioglie tutti: "Non fu bancarotta fraudolenta"

Il giudice riapre il dibattimento e chiama a testimoniare il curatore fallimentare, poi derubrica il reato

Colpo di scena alle battute finali del processo d'appello che vedeva imputati gli ex vertici della Richard Ginori, accusati di aver provocato il definitivo dissesto della storica fabbrica di porcellane di Doccia, dichiarata fallita nel 2013.

A sorpresa, il presidente della terza sezione penale della corte d'appello di Firenze, Antonio Settembre, ha riaperto il dibattimento e chiamato sul banco dei testimoni il curatore fallimentare della Ginori.

Risultato: l'iniziale contestazione di bancarotta fraudolenta per dissipazione è stata derubricata in bancarotta semplice per tutti gli imputati, ossia Roberto Villa, difeso dagli avvocati Vieri Fabiani e Agostino Somma, Alessandro Mugnaioni difeso dall'avvocato Duccio Baglini e Alberto Franceschini, difeso dagli avvocati Alessio Bernardini e Giordano Balossi.

E a fronte della bancarotta semplice, è 'scattata' la sentenza di proscioglimento, per intervenuta prescrizione. Il solo Villa, ex presidente del Cda, è stato anche prosciolto, per lo stesso motivo, da un'ulteriore accusa di bancarotta preferenziale a favore della Starfin spa.

Di fatto, i giudici hanno assestato un duro colpo all'intero impianto accusatorio proposto dal procuratore aggiunto Luca Turco e 'validato' in primo grado dal giudice Gaetano Magnelli.

Quest'ultimo, accogliendo l'ipotesi accusatoria sulla dissipazione del patrimonio della Ginori attraverso la vendita del complesso immobiliare che ospitava la produzione, aveva infatti condannato gli imputati a pene comprese tra i tre e i quattro anni.

I motivi della decisione della Corte d'appello sono attesi entro 90 giorni.

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