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Cronaca

Da Etruria un prestito al tesoriere del boss: "Rapporti privilegiati"

Secondo gli inquirenti la banca lo concesse nel 2006 sapendo che non sarebbe mai stato restituito

Giovanni Savalle, imprenditore alberghiero accusato di essere vicino al boss Matteo Messina Denaro a cui la Finanza e il Ros hanno sequestrato un patrimonio da 60 milioni, ottenne nel 2006 un prestito da Banca Etruria nonostante lo "stato di decozione della società". E' quanto emerge dalle indiagini della Dda di Palermo che ha condotto le operazioni.

Per farlo Savalle, definito il "tesoriere" del boss, avrebbe sfruttato i suoi "rapporti privilegiati" con un membro del Cda. E' Alberto Rigotti, l’uomo che nel 2009, come sottolinea oggi la cronaca aretina del quotidiano La Nazione, con il suo voto spostò l’ago della bilancia dalla parte di Giuseppe Fornasari contro lo storico presidente Elio Faralli.

L’erogazione di 1,5 milioni avvenne alla "Sicily House" pur "in assenza di idonee garanzie" a "un soggetto privo di adeguata capacità economica", come spiegano le carte dell'inchiesta. E questo, secondo la procura, "con la consapevolezza dell’impossibilità che detti finanziamenti venissero onorati dalla beneficiaria", come riportano oggi alcuni quotidiani.

All'imprenditore sono stati sequestrati quote di società, beni di vario genere e rapporti bancari e finanziari anche esteri. La vicinanza al capomafia di Castelvetrano avrebbe consentito a Savalle di accumulare una fortuna e assumere rilevanti dimensioni.

Per gli inquirenti, nel tempo avrebbe goduto dell'appoggio di influenti esponenti dell'associazione mafiosa come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, Rosario Cascio, Giovanni Becchina, Girolamo Bellomo e Giuseppe Grigoli. Savalle è stato coinvolto anche in una inchiesta della Procura di Torre Annunziata del 2014 su appalti "pilotati" affidati per il recupero e il restauro dell'area archeologica di Pompei.

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