Com’è ‘petaloso’ questo fiore! Qualcosa non vi suona in questa frase? Beh, forse ‘petaloso’, che non è una parola italiana, o almeno non ancora. Secondo l’Accademia della Crusca, con sede a Firenze, in via di Castello, potrebbe presto diventarlo. Lo spunto è venuto da Matteo, un bambino della terza elementare della scuola ‘O. Marchesi’ di Copparo, in provincia di Ferrara.

“Qualche settimana fa, durante un lavoro sugli aggettivi, un mio alunno ha scritto di un fiore che era ‘petaloso’. La parola, benché inesistente, mi è piaciuta, così ho suggerito di inviarla all'Accademia della Crusca per una valutazione”, spiega su Facebook la maestra Margherita. La risposta dei custodi della lingua italiana non si è fatta attendere.

“L’abbiamo ricevuta, precisa ed esauriente. Per me vale come mille lezioni di italiano. Grazie al mio piccolo inventore Matteo”, annuncia ieri la maestra, sempre sul social network, in un post che in meno di ventiquattro ore ha avuto quasi 60mila condivisioni. Eccola, la risposta della Crusca.

“Caro Matteo, la parola che hai inventato è ben formata e potrebbe essere usata in italiano. E’ bella e chiara, ma una parola nuova non entra nel vocabolario quando qualcuno la inventa”, scrive Maria Cristina Torchia, della redazione di consulenza linguistica della Crusca. Come lo diventa allora?

“Bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino e la capiscano tante persone - prosegue la lettera -. Se riuscirai a diffondere la tua parola e tante persone cominceranno a dire e scrivere ‘Com’è petaloso questo fiore’ o, come suggerisci tu, ‘le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi’, ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano”.

Missione difficile? Con gli strumenti di oggi, non troppo. Su Twitter si è già diffuso l’hashtag #petaloso, l’ha twittato pure il presidente del consiglio Matteo Renzi. E allora forse, non resta che aspettare la prossima edizione di vocabolari.