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Palazzo Vecchio 'mette all'indice' gli artisti di strada che chiedono una proroga per lavorare

Gli artisti di strada non possono più esibirsi. Si tratta di una scelta precisa dell'amministrazione che ha negato le autorizzazioni. Gli artisti, che hanno pagato il suolo pubblico fino a dicembre 2013, chiedono una proroga

Da 32 giorni gli artisti di strada non hanno più strada. E non si tratta di un gioco di parole. No, ma di una scelta precisa di Palazzo Vecchio che ha tolto a circa quaranta ‘busker’ l’autorizzazione alle pubbliche esibizioni. In sostanza, gli è stato revocato il ‘teatro’ e la platea. Il caso è di per sé curioso e mostra una certa insofferenza dell’amministrazione verso il tema decoro. Diventa paradossale nel momento in cui, spulciando le carte, si legge come gli artisti in questione ad inizio anno abbiano pagato la concessione per il suolo pubblico fino al dicembre 2013. In pratica hanno versato i denari per pagarsi lo spazio per una esibizione che dal 31 maggio gli è stata negata. Con tanto di multe salatissime per chi è stato beccato dalla polizia municipale nel pieno dell’esibizione.

Per questo ieri pomeriggio, Charlot, il bianchissimo Leonardo Da Vinci, il Pagliaccio, la Sfinge, Dante, si sono truccati di tutto punto e hanno fatto ‘irruzione’ nel cuore politico cittadino, il consiglio comunale di Palazzo Vecchio. La richiesta degli artisti è chiara, una proroga immediata all’autorizzazione negatagli a fine maggio. Un’istanza suffragata dai consiglieri Valdo Spini, Cecilia Pezza, Tea Albini, Susanna Agostini, Francesca Chiavacci, Stefania Collesei, Lucia Matteuzzi, che hanno presentato un ordine del giorno “perché la giunta provveda a presentare al più presto la proroga della validità del regolamento per gli artisti di strada fino a che non ne venga emanato uno nuovo”. Intendiamoci non si tratta solo di una mera questione artistica, ma di un lavoro vero e proprio.

“Sono 29 anni che mi esibisco a Firenze”, confessa Ramin Saravi, lo Charlot che ogni sera fa sua via degli Speziali. “L’assessore allo sviluppo economico, Sara Biagiotti, nel corso dell’interrogazione praticamente non ha detto nulla di nuovo e soprattutto non ha risposto ad un solo perché. E allora mi chiedo, perché ci hanno bloccato? Perché non possiamo lavorare e regalare un sorriso o una carezza di bellezza?”. La domanda ce la siamo posti anche noi: perché?

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