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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Amianto, Autorità idrica: nell'acqua toscana nessun problema per salute

Dalle analisi su 1900 chilometri di rete in cemento-amianto "risulta che il 95% dell'acqua non presenta fibre o quantomeno i valori sono al di sotto della soglia di rivelabilità". Nel restante 5% "valori più bassi della soglia Epa"

“Non esistono problemi di salute pubblica per la presenza di fibre di amianto sciolte nelle acque in Toscana”. Lo sottolinea Alessandro Mazzei, direttore generale dell’Autorità idrica toscana (Ait) durante la presentazioni dei risultati ottenuti da una prima tornata di analisi effettuate sulle rete regionale. L’autorità infatti, seguendo le direttive comunicate dall’Istituto superiore della sanità (Iss), si è fornita con la collaborazione della Regione e delle Asl di un piano di monitoraggio omogeneo su tutto il territorio. “E’ la prima volta in Italia- sottolinea Mazzei- che una regione si dota di uno strumento del genere. Oltretutto al massimo della trasparenza, visto che i dati saranno consultabili sul sito dell’Ait da chiunque ”.

Un sistema di monitoraggio infatti è già presente in Piemonte, Emilia Romagna e Marche ma solo per le province di Torino, Bologna, Modena, Carpi e la città di Senigallia. Dai dati, quindi, “risulta che il 95% dell’acqua che passa dentro tubature di cemento-amianto non presenta fibre o quantomeno i valori sono al di sotto della soglia di rivelabilità”. Il restante 5% è suddiviso in tre fasce: “il 3,6% presenta valori sotto le 10.000 fibre di amianto per litro; l’1% sta tra le 10.000 e la 50.000. Solo in un caso, quello di santa Croce sull’Arno, la misurazione oltrepassa le 50.000 fibre”. Una cifra però “ben al di sotto della soglia indicata dall’agenzia americana Epa, che fissa in 7 milioni di fibre per litro la soglia di attenzione”.

E’ stata lo stesso Iss a consigliare all’Ait di prendere come riferimento la soglia intercettata dall’Epa, visto che “gli americani sono gli unici al mondo che hanno studiato questo fenomeno sono gli americani”. L’Iss, infatti, nelle linea guida inviate all’Autorità lo scorso 26 maggio, “non ritiene che- è scritto nel lavoro dell’Istituto superiore di sanità-, allo stato, sussistano i requisisti di necessità per indicare un valore di parametro per l’amianto nelle acque destinate al consumo diverso da quello già indicato dall’Epa”. Un limite di cui l’Europa è sprovvista, così come la normativa nazionale. Partendo da questo limite e “dalla metodologia di analisi” fornita dall’Iss, l’Autorità idrica toscana ha messo in piedi un piano di monitoraggio e controllo regionale.

Prima tappa dello strumento “il censimento della rete, Comune per Comune”, ovvero dei 1.900 chilometri sui complessivi 33.000 chilometri di tubi in Toscana (il 6%). Una volta mappati le condotte in cemento-amianto, l’Ait ha intercettato 300 punti di prelievo per la campionatura scelti in base all’aggressività dell’acqua sulle tubature, ovvero con un ph basso.

E’ con questi criteri che è stato strutturato il piano e si è dato vita alla prima tornata di controlli e disciplinerà il modus operandi del sistema: così in caso di valori sotto le 10.000 fibre si effettuerà un controllo ogni 2 anni; tra 10.000 e 50.000 una verifica ogni anno; tra 50.000 e 400.000 due controlli all’anno; da 400.000 al 1.000.000 controlli multipli dell’acqua in più tratti per poter identificare le tubazioni più compromesse e programmare la sostituzione entro 4 anni; da 1.000.000 a 7.000.000 controlli multipli e sostituzione delle condotte compromesse “con la massima celerità”; sopra i 7.000.000 di fibre di amianto l’Ait “dichiarerà la non potabilità dell’acqua”. Si tratta, spiega Mazzei, di “uno strumento che per legge non è obbligatorio”, in pratica “sopperiamo ad una carenza normativa”. Su Santa Croce, il Comune in cui è stato riscontrato il valore di fibre di amianto più alto (15.000 e 57.000 al litro, sul campione prelevato in via del Bosco) “c’è sicuramente un problema di rete. Lì c’è una presenza più importante di tubi in cemento-amianto (85 km tubature, 31 amianto, ndr): monitoreremo le acque 2 volte all’anno e proveremo a restringere l’area interessata per evidenziare quale è il tratto di tubo interessata”.

Il paradosso, tuttavia, sta proprio nei lavori per la sostituzione dei tubi: “E’ complicato- conclude Mazzei- perché quando si va a lavorare su queste tubazioni si creano veramente problemi alla salute sia dei lavoratori che dei cittadini. Quel momento è veramente pericoloso, bisogna avere molte accortezze. La sostituzione, quindi, se non è strettamente necessaria, va evitata”. 

CISPEL - “L’acqua del rubinetto è di ottima qualità, si può e si deve continuare a bere. E’ questo il messaggio chiaro che deve arrivare ai cittadini”. Lo sottolinea Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana, commentando i dati pubblicati dall’Autorità. Visti i dati, sottolinea, “non accettiamo che ci possano essere campagne ideologiche che mettano in discussione un lavoro che ha portato oltre 1,5 miliardi di euro in investimenti nell’ultimo decennio, che permette alla Toscana di essere leader a livello italiano”. Un messaggio che De Girolamo invia in risposta “a chi ha fatto allarmismo”. E insiste: “dopo queste analisi attenzione a chi fa allarmismo. Su questo non si scherza più: allarmismo non è più tollerabile”. Da 10 anni infatti, “anche grazie ai Comuni, stiamo facendo una battaglia per sostenere l’acqua del sindaco in Toscana. Poi ognuno farà le proprie scelte e se preferirà continuerà a comprare le acque minerali che, come ripetiamo sempre, sono molto meno controllate di quelle del rubinetto”. Per questo i risultati dell’Ait “devono essere patrimonio dei toscani, si cui oltre il 60% beve dal rubinetto”. Anche perché, conclude, “è giusto offrire all’interno di una tariffa, che non è più quella di 20 anni fa e che copre i costi ambientali della risorsa idrica, l’opportunità ai cittadini di poter bere l’acqua dal rubinetto, è un elemento di civiltà e salvaguardia ambientale”.

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