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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Ambiente, l’esperto americano: “Firenze rischia di nuovo alluvione”

Allarme dell'ingegnere USA a 50 anni da esondazione dell'Arno 1966. "Il livello di protezione che possiamo garantire è inferiore a quello che Firenze meriterebbe per la sua importanza sociale e culturale"

"La testimonianze di Firenze è importante per il mondo intero. Il rischio idraulico resta lo stesso alla quale era soggetto nel 1966 e il pericolo giorno dopo giorno sta aumentando. La domanda non è se si ripeterà un'alluvione, ma quando questo accadrà. Il livello di protezione che possiamo garantire è inferiore a quello che Firenze meriterebbe per la sua importanza sociale e culturale. Dal 1966 sono stati proposti molti interventi strutturali e non strutturali, sfortunatamente molte di queste azioni non sono state messe in pratica. Ciò non toglie che resta un'emergenza fondamentale, perché' allo stato attuale la protezione è insufficiente". Questo e'' l''allarme lanciato da Gerald Galloway, docente dell’università' del Maryland, del dipartimento di ingegneria civile e ambientale, chiamato in veste di super esperto dal comitato internazionale nell''ambito del progetto ''Firenze 2016'', che curerà il calendario di eventi per commemorare i 50 anni dalla tragica esondazione dell''Arno e che cercherà di perfezionare un nuovo programma di interventi infrastrutturali e di prevenzione per scongiurare nuove calamità naturali nel capoluogo regionale.

Il comitato è presieduto da Mario Primicerio e vede cervelli del calibro di Gunter Bloschl dell''ateneo tecnologico di Vienna, Marcelo Garcia, cattedratico dell'università dell'Illinois, Giovanni Seminara, dell'università di Genova e Alberto Montanari dell''ateneo di Bologna. Tutti con un solido curriculum nel campo della gestione delle emergenze idrauliche. "Credo che il cinquantenario- dichiara Primicerio- sia un'occasione importante, da non perdere e vorremo arrivare in prospettiva a costruire un centro internazionale di documentazione sulle alluvioni nelle città d''arte. Sappiamo quante siano state le città d'arte colpite da un'alluvione e pensiamo che Firenze possa offrire la propria esperienza".

Il presidente del comitato internazionale coltiva un'ambizione ulteriore: "Dall'alluvione in poi l'Arno viene visto come rischio più che come un'opportunità''. Bisogna recuperare il rapporto fra la città e il suo fiume e la conoscenza di questo fiume. C'è un altro aspetto fondamentale: la commemorazione dell'alluvione del 1966 è un'occasione per diventare il centro di eccellenza mondiale per il restauro dei beni artistici. Questa eccellenza si basa sul sapere delle persone. Il nostro impegno è anche rivolto alla messa in sicurezza dei beni artistici- sostiene il presidente del comitato che si e'' costituito ufficialmente stamane nel corso di una riunione nella sede del rettorato dell'università di Firenze-. Abbiamo realizzato lo spostamento del Cristo di Cimabue da un luogo soggetto a rischio idraulico ad un luogo che non lo è più". Primicerio rivolge un messaggio anche al premier Renzi: "Come comitato abbiamo chiesto un incontro al governo, perché insieme agli enti locali si costruisca una strategia per i prossimi due anni, che significa fare investimenti ed ottenere un impegno concreto in vari campi e io credo che sia significativo il fatto che per la prima volta presentino insieme le proprie richieste le sovrintendenze, l'arcidiocesi, gli enti locali e l'autorità di bacino".

BRAMERINI - Del piano del 1999 per prevenire il rischio di nuove esondazioni dell'Arno molto è rimasto lettera morta, anche se nel frattempo gli enti locali non sono restati a girarsi i pollici. A fare il punto delle opere idrauliche compiute per consolidare il fiume a Firenze è l''assessore regionale all''Ambiente, Anna Rita Bramerini nel corso della presentazione ufficiale del comitato internazionale che si occuperà del progetto ''Firenze 2016'', a 50 anni dalla tragica alluvione. "La mia è l'esperienza di 4 anni e mezzo in Regione. Una molteplicità di opere sono state realizzate, ma sono poche- mette in chiaro-, nonostante l'impegno profuso dalle istituzioni e una parte di finanziamenti ricevuti. Se dovessimo fare un bilancio sulla sicurezza nell''area metropolitana, alcune opere si stanno concludendo come la cassa d''espansione a San Miniato, il primo lotto di Figline, la gara per il secondo lotto di Figline e sta per essere concluso il progetto per la terza cassa d''espansione". In realta'', l''opzione di alleggerire il flusso idrico in aree allagabili è soltanto una di quelle prese in considerazione dal comitato e non necessariamente viene considerato il piano A. Un caso positivo nella gestione di calamità naturali con le casse d''espansione viene portato da Gerald Galloway, super esperto coinvolto dal comitato ''Firenze 2016'' proveniente dall'università'' del Maryland: "Con la soluzione delle aree allagabili abbiamo recentemente gestito la piena del Mississipi, che è stata la più grave negli ultimi 80 anni". Quello che ha in testa l'accademico del dipartimento di ingegneria civile e ambientale del Maryland in realtà sono due percorsi: l'innalzamento delle dighe esistenti di circa 5 metri o in alternativa l''abbassamento del letto del fiume in corrispondenza con i ponti di almeno un metro.

Il docente statunitense mastica prudenza. Nella prima ipotesi bisognerebbe valutare l'impatto sulla produzione dell'energia idroelettrica collegata alle dighe. Mentre scavare nel letto del fiume porrebbe dei problemi di tenuta delle paratie di sostegno. In altre parole, crollerebbero i muri ai lati? Sullo sfondo, campeggia una considerazione dell'assessore Bramerini: "La mia domanda, sulla scorta della direttiva europea sulle alluvioni, alla quale l''Italia dovrà adeguare entro il mese di giugno del 2015, è, siamo ancora sulla strada giusta? Non dobbiamo limitarci a interventi e iniziative commemorative, che sono giuste perché la calamità ha avuto dimensioni enormi per quello che riguardò la città di Firenze e per i danni enormi al patrimonio culturale dell'umanità''. L''occasione del 2016, per questo motivo, deve servire anche per testare se effettivamente quelle opere programmate nel 1999 siano ancora efficaci ed economicamente sostenibili". (Agenzia Dire)

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