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Cronaca

Due guerre e i campi di concentramento: l'incredibile storia di Pizziolo, il primo arbitro "big" di Firenze

Un fratello campione del mondo, nel 1921 Achille ha fondato la sezione e scritto il regolamento: il suo record di presenze in Serie A battuto solo da Gianluca Rocchi

Un nome che ha fatto storia. Pizziolo. E due fratelli, anche loro nel calcio. Tutti passati da Firenze. Mario, centrocampista campione del mondo con la nazionale di Pozzo nel 1934. Militò anche nella Fiorentina come Italo, il minore dei tre: giocava da terzino. 

E Achille, che dopo una breve carriera calcistica iniziata nella "Virtus Porta al Prato" divenne arbitro. E' fra i fondatori della sezione Aia di Firenze. Insieme al primo gruppo di arbitri italiani ha lavorato persino al regolamento del gioco del calcio, come ricorda la figlia Carla in una lettera inviata al Presidente della sezione Aia di Firenze, Fabrizio Matteini, in occasione del Centenario della sezione, festeggiato nei giorni scorsi.

Una storia incredibile, quella di Achille, nato nel 1897 e scomparso nel 1977. I particolari emergono proprio da quella lettera. "Ha fatto come militare la guerra 1915/1918 in trincea (come sottoufficiale); è stato fatto prigioniero e deportato in campo di concentramento in Austria", scrive la figlia Carla.

Nato a Castellammare Adriatico (Pescara), ha trovato la sua vera casa a Firenze, città in cui ha fatto la storia e che renderà orgogliosa di averlo accolto. "Dopo la prigionia, - prosegue il racconto della figlia - si dedica nuovamente alla sua 'passione', il calcio, ed a Firenze con gli amici Achilli, Anichini, Conticini ed altri costituisce il primo gruppo di arbitri di calcio e lavora con altri alla realizzazione del regolamento del giuoco".

Come arbitro Pizziolo ha arbitrato nella massima Serie (serie A) per un lungo periodo, arrivando a dirigere ben 124 gare, come si legge nella pubblicazione "Firenze, i suoi arbitri. 100 anni di vita, 100 anni di storia", realizzata in occasione proprio del Centenario della sezione Aia. Un record rimasto inavvicinato per lunghi decenni, fino alle scalate di Gino Menicucci prima e Luciano Luci poi. Ed è rimasto imbattuto fino al record raggiunto e polverizzato solo in anni recenti da Gianluca Rocchi, il fiorentino con più direzioni in serie A: ben 263.

Pizziolo è stato anche arbitro internazionale ed ha diretto svariate gare fra nazionali e coppe europee. E successivamente vanta un lunghissimo curriculum in ambito dirigenziale. 

"In quel tempo è stato molto vicino al compianto Artemio Franchi ed al Dr. Fino Fini a Coverciano. - ricorda ancora la figlia Carla - Anche con l’amico Franchi, Presidente di Lega, ha sempre tenuto un comportamento leale ma autonomo: con questo voglio dire, per quello che mi ricordo, che mio padre non accettava raccomandazioni ed interferenze".

Ma le vicissitudini non sono finite. "Durante la Seconda Guerra Mondiale fu distaccato al Dipartimento delle FF.SS. di Verona e qui venne fatto di nuovo prigioniero e deportato nei campi di concentramento in Germania. - si legge nella lettera - Ma neppure la guerra e le vicissitudini a cui fu sottoposto affievolirono la sua grande passione per il calcio e ritornato dalla prigionia riprese ad arbitrare concludendo la sua 'carriera di arbitro in attività' il 29/6/1947 con la gara Torino-Milan".

"Negli anni ’60 il Presidente della Repubblica Italiana gli ha conferito l’onorificenza di 'Cavaliere Ufficiale' per meriti sportivi nell’ambito calcistico. Da questo è derivato l’appellativo con cui tutti lo chiamavano Cavalier Pizziolo”, sottolinea la figlia.

"Per mantenere la famiglia dopo il matrimonio con Caterina (mia madre) e la mia nascita ha sempre fatto un secondo lavoro come contabile amministrativo presso la 'Casa dello Sport di Firenze'. Il calcio in quel tempo era pionieristico e dilettantistico non dava alcun guadagno ma solo il rimborso per le spese sostenute, almeno nel mondo arbitrale". Fatto sta che, conclude la lettera, Achille Pizziolo "è stato arbitro per tutta la vita". 

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