Abbazia di Settimo: trovato ponte durante gli scavi, l’umidità intacca gli affreschi
Importante scoperta nel sito alle porte di Firenze
Importante scoperta nell’Abbazia di Settimo a Scandicci. Durante gli scavi è riaffiorato un ponte lungo circa dieci metri che andrebbe a confermare come l’immensa struttura alle porte di Firenze fosse circondata da fossati e rappresentasse all’epoca anche un porto.
Il progetto di recupero del complesso intanto va avanti sebbene non manchino delle problematiche. Infatti per mancanze di autorizzazioni, sebbene i costi vengano peraltro sostenuti da privati, ormai da molti mesi dei rari affreschi si stanno deteriorando a causa dell’umidità. Il piano dell’Abbazia risulta circa un paio di metri più in basso rispetto al piano ad oggi calpestabile. Per questo le opere d’arte sono soggette a importanti attacchi di umidità e muffe.
Cenni storici dell’Abbazia di Settimo
Dopo oltre due secoli di oblio la monumentale Abbazia di Settimo, luogo chiave nella Firenze medievale e rinascimentale che custodisce ambienti sepolti da 700 anni sotto il fango delle alluvioni dell’Arno, torna protagonista grazie a un progetto di recupero.
Raro esempio di monastero fortificato, l’antica Abbazia di Settimo, con le sue possenti mura, torrioni e fossati, si staglia nella pianura alle porte di Firenze. Fondata prima del 1000, probabilmente sui resti di un tempio etrusco o romano, l'abbazia è stata per secoli protagonista della storia economica, politica, artistica, spirituale e culturale della Firenze medievale e rinascimentale.
All'interno del suo scriptorium, tra i più importanti della cristianità occidentale, furono redatti preziosi codici miniati, oggi conservati nelle più prestigiose collezioni museali italiane, europee e americane. Dal punto di vista artistico, l'Abbazia ha accolto tra le sue mura alcuni dei più grandi maestri del medioevo e del rinascimento: dal Buffalmacco ad Andrea del Sarto, dal Ghirlandaio al Della Robbia fino a Filippo Brunelleschi.
Agli anni di splendore si sono alternati anni di grande difficoltà: fra questi il terribile assedio delle truppe di Carlo V del 1530 e le distruzioni provocate dalle alluvioni dell’Arno, in particolare quelle del 1333 e del 1557.
Dal 1600 in poi l'Abbazia iniziò il suo declino fino alla soppressione operata nel 1783 dal Granduca Pietro Leopoldo che portò alla divisione in due parti del complesso monastico: un terzo fu ridotto a semplice parrocchia di campagna mentre i restanti due terzi tra cui il grande chiostro, l'imponente scriptorium, il prezioso capitolo, il monumentale dispensarium, furono acquistati da una ricca famiglia del luogo e adibiti a villa e fattoria.
Nel 2019, dopo decenni di abbandono, finalmente la svolta, grazie all’impegno del priore Carlo Maurizi e del cavalier Paolo Nocentini, imprenditore e filantropo, patron della Savino del Bene, che hanno reso possibile la riunificazione del complesso dando l'avvio ad un ambizioso progetto volto a riportare la grande Abbazia al suo antico splendore.
Ma le indagini sono solo all'inizio...
Definita metaforicamente una piccola Pompei medievale, dove alle ceneri del Vesuvio si è sostituito il fango delle grandi alluvioni dell‘ Arno che l’hanno in parte sepolta, l’Abbazia di Settimo è un luogo destinato a riservare importanti e preziose scoperte.