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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Mostro di Firenze dopo 50 anni: le 10 tappe di uno dei più grandi gialli italiani

Il 21 agosto del 1968 furono uccisi Antonio Lo Bianco e Barbara Locci: da allora si è aperto il mistero

17 gennaio 1993: l'arresto di Pacciani

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Pietro Pacciani (foto Today.it)

Dopo l'omicidio degli Scopeti (l'ultimo della serie) le indagini proseguirono ma, fino al 1991, non ci furono sviluppi significativi. La SAM (Squadra Anti-Mostro), il pool di forze dell'ordine che indagava esclusivamente sugli omicidi seriali delle colline fiorentine dal 1984, era capeggiata da Ruggero Perugini. Pietro Pacciani diventò il sospettato numero uno della SAM nel 1991, mentre questi si trovava in carcere per la condanna per stupro nei confronti delle sue due figlie; anche una lettera anonima risalente al 1985 invitava gli inquirenti ad indagare su di lui. 

Nato ad Ampinana (Vicchio) il 7 gennaio 1925, ex partigiano soprannominato il Vampa per via del suo carattere irascibile e per i suoi trascorsi giovanili come mangiafuoco per le fiere paesane (che una volta gli costarono un'ustione al viso), Pacciani era un uomo collerico, depravato e brutale indipendentemente dalle accuse riguardanti i delitti del Mostro di Firenze. Nel 1951, a 26 anni, Pacciani sorprese l'allora fidanzata, Miranda Bugli (appena quindicenne), in atteggiamenti intimi con un altro uomo, tale Severino Bonini di 41 anni; preso dalla gelosia, uccise a coltellate il rivale costringendo poi la ragazza ad avere un rapporto sessuale accanto al cadavere. Arrestato e processato, dichiarò d'essere stato accecato dal furore avendo visto la fidanzata denudarsi il seno sinistro (lo stesso che negli ultimi due delitti venne asportato alle vittime femminili del pluriomicida). Per questo omicidio, Pacciani fu condannato a 13 anni di carcere che scontò interamente. 

Pacciani venne arrestato con l'accusa di essere l'omicida delle otto coppie di giovani il 17 gennaio 1993. Il 19 aprile 1994, con il collegio difensivo composto dagli avvocati Piero Fioravanti e Rosario Bevacqua, iniziò il processo di primo grado, presieduto da Enrico Ognibene, con l'accusa rappresentata dal sostituto procuratore Paolo Canessa. Il tribunale di Firenze condannò il contadino all'ergastolo per quattordici dei sedici omicidi per cui era imputato (venne infatti ritenuto non colpevole del duplice omicidio del 1968). 

Il verdetto si ribalterà però quindici mesi più tardi, nel secondo grado di giudizio. Successivamente però, il 12 dicembre 1996, la Cassazione annulla l'assoluzione e dispone un nuovo processo d'appello. Pacciani non lo potrà mai subire perchè morì il 22 febbraio 1998.

I soldi di Pacciani vennero presi in considerazione, come indizio del coinvolgimento del contadino nei delitti, solo nelle inchieste successive alle condanne ai compagni di merende, quando si ipotizzò che Pacciani e i suoi compari di bevute ricevessero denaro per eseguire gli omicidi su commissione da parte di mandanti mai identificati.

Solo a metà degli anni novanta, con l'arrivo a capo della Squadra mobile di Firenze di Michele Giuttari le indagini si concentrarono più dettagliatamente anche su alcuni amici di Pacciani coinvolti nella vicenda, ossia Mario Vanni, Giancarlo Lotti, Fernando Pucci e Giovanni Faggi (quest'ultimo assolto, in tutti e tre i gradi di giudizio, da ogni accusa riguardante gli omicidi).

Le successive intercettazioni telefoniche, fecero emergere in alcuni la possibilità che Pacciani fosse stato ucciso dagli appartenenti ad una setta satanica-esoterica perché colpevole di averli traditi, magari proprio da coloro che l'avrebbero ingaggiato per i delitti. Pacciani fu sepolto nel cimitero di Mercatale in Val di Pesa. I suoi resti mortali vennero esumati il 17 luglio 2013 per essere destinati a una fossa comune.

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