“Ogni tanto ancora ci chiamano cercando le suore” ci racconta Elena Cerri, della famiglia Larini che gestisce Villa Grey a Forte dei Marmi. Siamo sul lungomare e la struttura sta dritta davanti alla sua spiaggia, una sorta di naturale prosecuzione della residenza signorile adibita all’ospitalità. Qui prima c’era una casa privata, poi ceduta a delle suore che ne avevano fatto una pensione. Dal 2010 la famiglia Larini, in testa Fabrizio, con la moglie Paola e il figlio Matteo, nonché sua nipote Elena, decide di prendere in mano le redini di quella che diventerà la “Villa Grigia”.
La villa casalinga e l’ospitalità famigliare
L’estensione contenuta ha permesso alla struttura di mantenere la sua natura di “casa” dallo spirito famigliare. Secondo Elena, che è cresciuta tra gli stabilimenti di famiglia, è proprio questo ad averne decretato la riuscita, “è una cosa piuttosto insolita da queste parti, dove le attività sono molto impostate. La cura del cliente rimane centrale. Ma si vede che dietro c’è una famiglia. Quest’anno abbiamo festeggiato il terzo dipendente che era con noi da 10 anni”. Così gli ambienti sono raffinati ma semplici, la spiaggia è punteggiata da file di tende tutte bianche, e da un bar che prepara drink e aperitivi, nonché pranzi fronte mare. Sedie da regista, cabine, un clima piuttosto rilassato hanno saputo accogliere negli anni tantissimi turisti italiani, in particolar modo dal nord, e alcuni europei nei periodi non di punta, visto che sono gli unici che si muovono anche fuori dal canonico agosto.
Villa Grey e il turismo a Forte dei Marmi
A Villa Grey le porte si aprono intorno ad aprile e si chiudono a novembre, la stagione è serratissima e densa di attività. Sarà forse perché oltre alle camere della villa principale, ci sono gli appartamenti dell’adiacente dimora, poi la spiaggia, il parco nel retro della villa, dove c’è un patio verdissimo che in estate ospita il ristorante, Il Parco.
L’avventura nella ristorazione - ci assicurano - è cominciata per puro caso. Prima del 2019 Villa Grey ospitava un ristorante di servizio, non particolarmente riuscito, poi la scelta di provare qualcosa di diverso. Solo che dopo 6 mesi dall’apertura, a stagione ormai conclusa la Guida Michelin assegna una stella alla struttura, che altrimenti avrebbe probabilmente chiuso il ristorante. Da lì la scelta di tenere in piedi tutto, pur con molti avvicendamenti tra gli chef, ben 4 in 5 anni, ma sempre riusciti.
Giovanni Cerroni e la cucina del Parco
Alla guida della cucina oggi c’è lo chef romano Giovanni Cerroni, che presenta due menu. Catarsi, in 6 portate a 145€ e poi Mimesi, in 8 portate a 160€. “Vorrei che i miei piatti fossero identitari” ci ha raccontato, esprimendo l’esigenza di trovare un proprio stile. Per questo ha scelto di trattare nel suo menu pesce e vegetali, senza negare qualche incursione della carne. Al tavolo arrivano piatti dove si riflette una grande tecnica, impercettibile al palato ma efficace nel gusto. “Non voglio che al cliente venga spiegato tutto quello che facciamo in cucina. Deve arrivare all’assaggio”. Ad arricchire la tavola il servizio del maître Gianluca Velardi, la selezione di quattro oli di provenienze diverse, come anche il carrello del pane con le farine di un produttore locale, il Molino Angeli, che lavora i suoi grani macinandoli a pietra. Si aggiunge alla proposta anche una biblica carta dei vini, considerata la giovinezza dell'attività: più di 1000 etichette, che tradiscono una passione per la Francia e per le bottiglie importanti, raccontate al tavolo dal sommelier Luca Florio e da Cosimo Benedetti.