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Ristoranti in punta di forchetta

Ristoranti in punta di forchetta

A cura di Marco Gemelli

8 marzo: cinque storie di donne in carriera

A cura di Marco Gemelli

Siamo all'8 marzo, e come ogni anno il palco pubblico si divide tra chi celebra questa ricorrenza come una festa e chi invece sostiene l'importanza di approfittare dell'appuntamento per sottolineare il gender gap, ossia la differenza (salariale, ma non solo) tra uomini e donne sul posto di lavoro. Abbiamo chiesto a cinque affermate protagoniste del mondo gastronomico toscano - chef, barlady, gelatiere - di raccontarci il loro punto di vista e il modo in cui il loro essere donne abbia influito nelle rispettive carriere.

Chef Maria Probst (Torre a Cona, Bagno a Ripoli FI)
La velocità di esecuzione per rispondere all'inferiorità fisica dei colleghi maschi. “All'inizio del mio cammino ero quasi sempre l'unica donna sul posto di lavoro nei ristoranti stellati. Ero molto più piccola e meno forte dei miei colleghi maschi, allora ho cercato di diventare molto più veloce di loro. Mi sembrava un'ottima dote per andare avanti nel mio cammino professionale: così mi sono abituata a ragionare con molto anticipo di problemi complessi di lavoro e ciò mi avvantaggia ancora oggi. Se non avessi incontrato quell'inferiorità fisica magari non avrei mai scoperto questa cosa”.

Chef Ombretta Giovannini (La Leggenda dei Frati, Firenze)
La storia di Ombretta Giovannini è quella di come riuscì a diventare la prima donna alla corte di Gaetano Trovato. “Era il 1998, e insieme a colui che sarebbe diventato mio marito, Filippo Saporito, avevamo il sogno di vivere un'esperienza importante. Filippo aveva ottenuto un posto da Arnolfo e prendendo il coraggio a due mani propose a Gaetano anche la mia candidatura, pur sapendo che non erano mai entrate donne nella sua brigata. Il sogno si è realizzato dopo un paio di mesi, diventando la prima ragazza in assoluto a entrare nella brigata di cucina. Ovviamente lo chef si era raccomandato di comportarsi professionalmente: essere una coppia poteva creare problemi in brigata. Ho dimostrato molta serietà, mi sono impegnata molto soprattutto per dimostrare che professionalmente non c'era nessuna differenza tra me e un uomo”.

Chef Deborah Corsi (La Perla del Mare, San Vincenzo LI)
Energia e determinazione che emergono nel momento del bisogno, quando un ristorante si trova alle prese con la mancanza di personale in cucina. “La nostra brigata si è drasticamente ridotta e io stessa mi trovo a ricoprire due partite, cosa che non succedeva dai miei inizi più ruspanti, anni fa. In questi momenti ritrovo tutta quella carica che fin dai primi tempi ha caratterizzato la mia figura professionale e il mio essere quella donna forte, che sento di essere specie nelle difficoltà. Nei momenti del bisogno, di emergenza, ecco che riappaiono quella energia e quella determinazione che vanno a tamponare e risolvere le difficili situazioni. Essere una donna in questi frangenti non ti fa sentire la fatica e lo stress delle ore di servizio, che deve essere impeccabile come sempre. Sarà un duro periodo ma sono una donna e posso farcela”.

Gelatiera Cinzia Otri (Gelateria della Passera, Firenze)
Il cammino verso la parità è ancora tutto da percorrere, nel mondo della gelateria. “Devo dire che di strada ne abbiamo fatta, verso la consapevolezza di maggior rispetto, anche se ancora esiste un po' d'insofferenza verso le pari opportunità. Nel mio mestiere lo si evince anche dalla minor percentuale di figure femminili in confronto a quelle maschili, dovuta anche al fatto che questo tipo di lavoro, necessitando di una fisicità specifica, suscita poi nel pensiero collettivo un inquadramento del ruolo del gelatiere, appartenere solo al genere maschile. Spesso clienti mi chiedono di poter parlare col titolare e si sorprendono, increduli, quando scoprono che la titolare sono io”.

Barlady Martina Bonci (Gucci Garden 25 Firenze)
Incuriosire per ispirare, vincendo l'iniziale diffidenza. “Per molti, il modo di rapportarsi con una donna cambia quando ci si accorga che nel suo settore è una professionista allo stesso livello di un uomo: a volte nella mia carriera sono accaduti episodi che mi hanno mostrato come la percezione delle persone - di quelle più giovani, spesso - sia diversa, quando a parlare loro è una donna. All'inizio vedi una sorta di disinteresse, ma se trovi la chiave giusta le persone iniziano a incuriosirsi. In una scuola a Lecce, ad esempio, dopo il mio intervento più della metà dei ragazzi mi hanno raggiunto perché volevano saperne di più del mio lavoro. Mi sono sentita fortunata a poter ispirare gli studenti, raccontando loro ciò che faccio e la passione che metto nel mio lavoro, incuriosendoli”. 
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