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Vaccino: un "rischio" da correre?

A cura di Loris Pinzani

“A me non interessa il mondo. Mi interessano le persone con cui vivo” diceva Carl Gustav Jung. La società mostra segnali che dobbiamo distinguere dallo smarrimento in parte nascosto nelle trame della vita sociale, che tende ovviamente a tornare al funzionamento del passato. Eppure una larga parte della collettivitá parla di una disperazione che si esprime più facilmente all’interno del gruppo sociale cui l’individuo appartiene. In questo momento non abbiamo molta scelta per l’insieme della società umana: attendere una attenuazione dell’incidenza epidemiologica oppure prevedere che essa avverrá con il procedere delle vaccinazioni e riaprire. Realisticamente, gli effetti collaterali sono impliciti in ogni farmaco ed ogni intervento rivolto alla persona, per quanto si esprimano raramente. Dall’alimentazione alla cura della persona, ogni giorno entriamo in contatto con sostanze che hanno attività potenzialmente dannose dal momento che proprio per esprimere la loro azione, influendo nell’attività umana spontanea. D’altra parte ogni patologia si cura interrompendo un’attività disfunzionale, in atto nel fisico o nella mente del soggetto.
 
Assistiamo alla rivolta dei ristoratori che danno prova di un disagio dimostrando la sofferenza dignitosa ma “stanca” nella città dei ministeri, fino a bloccare un’arteria autostradale, compiendo un atto controverso, di difficile e pericolosa gestione. Assistiamo a forme parallele di sofferenza e dissenso, come quello degli adolescenti, che al secondo lockdown sono crollati di fronte alla compromissione dei due ambiti rilevanti della loro esistenza: le relazioni sociali e la consuetudine di famiglia e scuola, ambedue compromessi.

Probabilmente per questi motivi ed altri simili, il vaccino è al momento una condizione quantomeno logica, insieme a chiedere a sé stessi ed alla società i presidi sociali e sanitari. Vi sono piuttosto difficoltà nel trattamento, legate a una disparità, alla distribuzione ed a tutte le circostanze legate all’amministrare l’intervento vaccinale su larga scala. Adesso, il grande argomento è mettere in sicurezza gli anziani, grandi anziani e le categorie fragili, in pericolo di fronte ad un eventuale contagio. Certo è che nessuna apertura può essere totalmente esente da rischi, dal momento che non esistono condizioni in cui si influisca sull’attività umana senza intaccarne la funzione ed il vaccino non fa certo eccezione.


 

Vaccino: un "rischio" da correre?

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