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Loris Pinzani, nato nel 1963 a Firenze, dove vive. Laureato in psicologia presso l'Ateneo fiorentino, specialista in psicologia clinica. Svolge attività di psicoterapia a Firenze e Roma. Coordina intensa attività di ricerca in ambito clinico, ha individuato e teorizzato le componenti del "Processo Anevrotico Terapeutico" PAT; autore di saggi di psicologia clinica, in cui ha teorizzato la metodica riabilitativa, isolandone le componenti. Autore di pubblicazioni specialistiche, è redattore rubriche di psicologia presso reti televisive, direttore scientifico de ilgiornaledipsicologia.it , componente del comitato di redazione della testata neuroscienze.net , consulente di psicologia su reti televisive e radiofoniche. Su Firenzetoday tratterà argomenti di psicologia e psicoterapia legati ai fatti di cronaca e risponderà alle domande dei lettori in "Attualità" e "Psicologia". info@loris-pinzani.it www.loris-pinzani.it Recapito telefonico 3341116316

Psicologia: nel cuore della mente

Scuola e coronavirus: come affrontare l'ansia di ricominciare

L'analisi del dottor Loris Pinzani

Nei romanzi storici e nelle cronache in cui si narra della peste del 600, i dubbi ed i temi esposti sono simili a quelli di oggi, come sono simili i movimenti del pensiero e le reazioni, le paure e la rabbia. Il timore ed il dispiacere rallentano ogni ripresa, ma non possiamo esimerci dal ricominciare. In latino la parola attenzione si traduce con quella di cura. Dobbiamo avere cura della vita, ma proprio per questo, procedere.

Fino ad oggi In Occidente i nostri contemporanei non hanno avuto esperienza di contagio di questa portata.

Molto prima di ogni altra cosa vengono insieme sia il timore che il desiderio di rimettere in piedi la società, nonostante un nemico di cui non sappiamo stimare l’ansia reale portata, nella difficoltà di distinguere tra le voci pubbliche quella più equilibrata, che scavalchi la rabbia nell’affermare le ragioni del complotto o quelle dell’allarme per un morbo invincibile ma che qualcuno ha voluto descrivere come praticamente inesistente.

Di posizioni in eccesso ve ne sono, esattamente come nella peste del seicento. Il fanatismo, da qualunque parte arrivi, riduce la capacità di reagire di fronte al problema che lo suscita. Ogni fanatismo, qualunque sia la matrice o l’espressione, produce ed è figlio di un eccesso che per sua natura non consente di distinguere la concretezza: il rischio certo è quello di non vedere la realtà. Viceversa, il suo opposto è l’analisi del presente: si osservano i fatti e si dibatte su questi. L’attualità stessa richiede di affrontare il presente senza la leggerezza che abita la superficialità oppure la sfiducia rabbiosa tipica di ogni complotto, in cui vive l’immaginare che ogni cosa sia sopra di noi e che si sia vittime certe, impotenti, scoraggiate ed arrese. Soprattutto furiose. Ne deriva una tensione sociale spesso inimmaginabile, che si combatte solo con la riflessione razionale. Dobbiamo prendere coscienza del fatto che nella società mondiale non possiamo stare fermi né muoversi in eccesso!

Al di là di quanto attiene alla psicoterapia rivolta ad affrontare un disagio mentale costante, il modo opportuno per affrontare lo stress che la vita ci dispone davanti è quello di conoscere il problema senza sottovalutarlo o averne un timore irrazionale: ognuna delle due strade porta a problemi, dal momento che qualunque fanatismo impedisce in sé la ricerca della soluzione, quando vi sia.
Tra le necessità impellenti, primeggia quella del ritorno a scuola, ossia una condizione che è normale da sempre ma d’un tratto il passato, ordinario fino a ieri, è diventato incredibile, addirittura appare inverosimile come pochi mesi or sono si potesse vivere in modo diverso, totalmente distante da ogni ipotesi poi diventata fin troppo concreta e presente.

Dunque, riguardo alla scuola ed all’insieme della vita sociale, ci troviamo ad affrontare una fase di ritorno non alla normalità, ma piuttosto al necessario riprendere delle funzioni irrinunciabili, nonostante un grande tema sanitario e politico non ancora risolto o trascorso.

Oggi appare incredibile che in passato si potesse convivere socialmente in modo diverso da quello degli ultimi mesi; fino a sembrare un miraggio del tempo. Il primo aspetto a cui dare attenzione è proprio questo, ossia il riattivare una consuetudine passata anche se lontana solo pochi mesi, che non sembra più possibile e legittima. È per questo che molti comportamenti avvengono tra stupore e sospetto, come fosse la prima volta che vengono messi in atto. Eppure è necessario reagire tanto nel singolo quanto nel gruppo.

Nonostante il timore di un ignoto che non può non spaventare, dobbiamo produrre una reazione ed in essa un cambiamento, dobbiamo riattivare la consuetudine che oggi appare persa per sempre nella sua disinvoltura. Serve tutta l’energia di cui si dispone, opposta al fanatismo che in sé porta la difficoltà di leggere il presente. Lo stesso fanatismo che nelle difficoltà della storia passata ha prodotto come oggi, chi negava l’esistenza di una peste e chi invece ne sbandierava l’origine, frutto ora della punizione dei numi, ora di strani ingaggi ben oltre quegli noti.

La condizione equilibrata è quella improntata alla razionalità. In essa le note fondamentali sono quelle della cautela e di un atteggiamento di attenzione, lo stesso a cui non siamo abituati, sostituito ancora, da quello della paura.

Siamo ormai piegati al timore dovuto a non comprendere quanto accade, spiegato con enfasi da più voci in più parti, in modo corrotto dalle emozioni che prendono un inevitabile sopravvento, piuttosto che all’attenzione. Questa comporta l’osservanza delle norme e di una cautela personale generale a cui fare riferimento costante, oltre alla capacità di dare valore al proprio fisico nello spazio comune. Non siamo abituati a tutto questo, ma dobbiamo farlo, da subito in avanti.

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