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Loris Pinzani, nato nel 1963 a Firenze, dove vive. Laureato in psicologia presso l'Ateneo fiorentino, specialista in psicologia clinica. Svolge attività di psicoterapia a Firenze e Roma. Coordina intensa attività di ricerca in ambito clinico, ha individuato e teorizzato le componenti del "Processo Anevrotico Terapeutico" PAT; autore di saggi di psicologia clinica, in cui ha teorizzato la metodica riabilitativa, isolandone le componenti. Autore di pubblicazioni specialistiche, è redattore rubriche di psicologia presso reti televisive, direttore scientifico de ilgiornaledipsicologia.it , componente del comitato di redazione della testata neuroscienze.net , consulente di psicologia su reti televisive e radiofoniche. Su Firenzetoday tratterà argomenti di psicologia e psicoterapia legati ai fatti di cronaca e risponderà alle domande dei lettori in "Attualità" e "Psicologia". info@loris-pinzani.it www.loris-pinzani.it Recapito telefonico 3341116316

Psicologia: nel cuore della mente

La nuova dipendenza da cocaina

L'analisi del dottor Pinzani

La prefettura di Firenze ha annunciato un prossimo periodo di particolare riguardo al mercato delle sostanze stupefacenti; contestualmente saranno attivati strumenti adeguati di prevenzione e di tutela della popolazione. L'iniziativa è assolutamente opportuna, ed in essa avrà certamente risalto l'avversione all'uso della cocaina.
Prendendo in esame il fenomeno da un punto di vista psichico, affiorano risultati inaspettati.

Raramente una rilevante assunzione di cocaina non appare correlata ad un disagio mentale legato alle caratteristiche di personalità dell'individuo. Gran parte degli assuntori usa la cocaina come un farmaco che al contrario di quanto sembra, rallenta la velocità con cui la mente si rende consapevole della propria condizione. Accade così che l'eccitazione che deriva dalla sostanza ostacola quanto basta la capacità di avere coscienza di sé. Nelle esperienze di psicoterapia rivolta a contrastare l'uso di questa sostanza, confermo quanto appena detto.

Il grande ostacolo nel trattamento della tossicodipendenza riguarda il fatto che le sostanze vengono utilizzate inconsapevolmente come un farmaco che, al contrario di quanto appare, rallenta alla velocità con cui la mente si dispone ad osservare la propria sofferenza, della quale non ha che una lontana percezione.

Questo significa che ci troviamo a combattere un utilizzo che attenua di fatto un patimento. Tale visione stravolge l'ottica a cui saremmo consueta che da l'immagine di un uso non solo sostanzialmente ricreativo, ma anche eccitatorio della cocaina. Mentre essa viene utilizzata perché rallenta la comprensione di una sofferenza. Generalmente si tratta di un aspetto depressivo da cui deriva una componente ansiosa anche assai rilevante. Accade in questo modo che la sostanza stupefacente più eccitante del momento viene usata da coloro che hanno necessità di attenuare in sé stessi una sofferenza spesso indicibile che deriva da un dolore profondo e mai chiarito, promuovendo un vortice di dipendenza articolato e distruttivo per sé stessi e per la società. Questo avviene incredibilmente rallentando piuttosto che eccitando l'individuo che ne faccia uso. La sostanza serve ad evitare una possibilità di soffermarsi su qualcosa che produce dolore che lo stesso essere non saprebbe riconoscere, formulando un apparente paradosso psicopatologico.

Dunque, la cocaina, rallentando la capacità di arrivare alle proprie profondità, permette di evitare le risposte cancellando le domande del proprio disagio mentale, il proprio passato, ed il profondo dissesto che ha provocato. Sostanzialmente per questi motivi la cocaina ha una diffusione incredibile per il motivi opposti a quegli apparenti, ossia vanifica e rallenta i pensieri che portano all'ansia e dalla depressione.

L'insieme di questa condizione ha prodotto un cambiamento delle caratteristiche medie degli utilizzatori. Mentre in passato la cocaina aveva un pubblico più finalizzato ad un intento "ricreativo", oggi è una sostanza talmente diffuse che la sua caratteristica di nascondere falsamente(!) il dolore psichico viene sorretta dalla grande facilità di reperirla. Il fenomeno è assai più dilagante di quanto si riesca ad immaginare.

Due anni fa venne allestito a Firenze un convegno divulgativo relativo al tema della tossicodipendenza ed alla cura mediante il Processo Anevrotico Terapeutico. L'incontro fu ben diffuso ed in esso venne lasciato un numero di telefono per eventuali domande coperte da anonimato: quel numero è stato inagibile per due settimane dalla quantità di interrogativi che le persone ponevano agli organizzatori che mi trovavo a dirigere.
In ogni caso, le conseguenze del cambiamento sono che diminuendo il costo dell'utilizzo gli assuntori occasionali è diminuita l'età media degli stessi. Altrettanto, il consumo situazionale, cioè in corrispondenza di eventi specifici, è stato sostituito da quello caratterizzato da una regolarità di utilizzo.

Complessivamente è diminuita la paura di assumere dal momento che è talmente frequente trovare pari che ne facciano uso, che questo rappresenta sempre meno una sorpresa; parallelamente è aumentata l'assunzione del cosiddetto crack, ossia cocaina resa fumabile per diminuzione della pirolisi. Molto importante in tutto questo è stata la diminuzione del costo, fino ad arrivare un prezzo di 20/30 €. Tutta questa facilità ha portato ad una velocizzazione nell'arrivare alla dose in cui vengono meno avvertiti gli effetti e per questo motivo più velocemente si arriva all'utilizzo in vena per aumentare la capacità della sostanza stessa.

Con ogni probabilità il mercato nell'aumentare la quantità di sostanza in circolazione ha diminuito la capacità di raffinazione e la "qualità" della stessa, diminuendone la capacità dopante. Anche per questo verosimilmente l'individuo coltiva con maggiore facilità l'idea di poter gestire il consumo. Ne risulta un quadro assolutamente preoccupante senza grandi capacità di una sostanziale remissione, se non tramite un'attività di psicoterapia centrata ed attiva. Siamo in una società che complessivamente in questa fase non può far molto verso un disagio psichico di straordinaria rilevanza mai avvertito prima con altre problematiche sociali. La clinica psicologica deve (e può) fare la sua parte.

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